lunedì 9 novembre 2009

The wall

C'è un ricordo, impresso a fuoco nella mia memoria.
Correva l'anno 1982, grazie ai potenti mezzi messi a disposizione da Wikipedia, mi spingo fino a dire che era un giorno tra marzo e giugno di quell'anno.
Ancora non avevamo vinto il 3° mondiale, anzi, Paolo Rossi era uno che si vendeva le partite, Bearzot un fallito e Pertini...no, lui no, lui era già quel grande che è sempre stato.
Non divaghiamo.
Era un giorno di primavera dell'82 e io, come ogni giorno, mi lamentavo con mio padre perchè mi costringeva a vedere il telegiornale (chè mica c'erano canali con telegiornali 24h su 24: perso il tg di pranzo, ti toccava aspettare quello della sera!).
La particolarità di quel giorno fu che mio padre cercò di argomentarmi quella (che a me sembrava una) tortura.
Era il periodo della Guerra delle Falkland, non so se risponda a verità, ma le notizie di quel tg, nei miei ricordi, sono lette da lui, e mio padre mi spiegò che avrei dovuto stare attento, perchè quelle notizie sarebbero state la storia che avrei studiato negli anni successivi.
Quella frase mi folgorò.
Era come se, tra sumeri, egiziani, papi, re, imperatori e guerre varie, sui libri di storia, potessi trovare spazio anche io.
C'è da dire che la spiegazione, comunque, non mi bastò, allora.
Ma le mie lamentele non convinsero mio padre a cambiare canale (che poi, quanti canali ci potevano essere all'epoca? mah!).
Qualche anno dopo, quella frase di mio padre mi rimbombava in testa, mentre in tv scorrevano le immagini festose dei berlinesi che abbattevano il muro.
La sensazione, palese anche per un 16enne, era che, da quel giorno, niente sarebbe stato più come prima.
Quel giorno mi godevo la storia che mi passava davanti, che mi rendeva protagonista di qualcosa di straordinario.






http://marcomedaglia.blogspot.com/2009/11/wall.html

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