sabato 28 novembre 2009

Cosa nostra


Non è certo una novità.
Non ho mai fatto mistero del fatto che, secondo me, questo Presidente del Consiglio, questo Consiglio dei Ministri, questo Parlamento, sono il peggio che ci sia mai capitato negli ultimi 150 anni.
E tutt'e tre insieme, per giunta!
Certo, poteva andarci pure peggio, basta guardasi in giro, potevamo nascere iraniani, o nordcoreani, per citare i primi due esempi che mi vengono in mente.
Ma è pur vero che questa classe politica/dirigente è sorprendentemente capace di peggiorare.
Giorno dopo giorno.
Fatta questa, dovuta, premessa, va da sé che tutto (o quasi) quello che questo governo ha fatto in questi anni, e continua a fare quotidianamente, con chirugica precisione, mi fa girare le balle come manco Inzaghi quando giocava nella Juve!
Dalle decine (pare siano 18!) di leggi ad personam, anzi no, ad berlusconam, alla deriva razzista della lega, dagli scandali sessuali, alla privatizzazione dell'acqua, dai tagli indiscriminati a tutto, tranne che ai privilegi della casta, ai miliardi buttati nell'Alitalia, e via discorrendo.
Tutte cose che mi meraviglia come non abbiano spinto per primi gli elettori di destra a ribellarsi!
In tutti i modi, mi si potrebbe contestare che la mia è una posizione ideologizzata e politicizzata.
Sacrosanto (e per fotuna, aggiungo io!).
Mi si potrebbe, ancor più a ragione, obiettare che non ho la competenza per contestare i dati e confutare le tesi di questo Governo.
E anche qui, non posso che lasciare uno spiraglio.
Ma se c'è un territorio sul quale non accetto lezioni, è quello che riguarda la mafia.
Prevenendo da un territorio (e da un paese!) ad alto tasso mafioso, pur essendomi tenuto sempre alla larga da alcuni ambienti e pur avendo cercato di tenere le distanze da alcuni personaggi (cosa pressochè impossibile, in un paese di 10mila anime!), so cosa significa vivere a stretto contatto con la criminalità, condividere un paese con i mafiosi, rassegnarsi alla paura.
Non accetto, perciò, che mi si diano lezioni su come comportarsi con la mafia.
Non posso tollerare che un Presidente del Consiglio sostenga che chi scrive di mafia, rende un cattivo servizio all'Italia, e alla sua immagine nel Mondo.
Non riesco a credere che, di colpo, tutti i magistrati sono impazziti o sono diventati comunisti (che poi è la stessa cosa, visti i tempi!) e che quindi vedano la mafia dove non c'è.
Tutto ciò, contemporaneamente, non è possibile.
Ma ancora più sorprendente è che, pur di fare cassa (almeno così dicono!), questo Governo abbia deciso di rimettere sul mercato i beni confiscati alla Mafia!
Proprio per esperienza personale so che nessun semplice cittadino si sognerebbe mai di acquistare una casa, un terreno, persino una macchina sequestrata ad un mafioso.
Perchè il semplice cittadino sa benissimo che, prima o poi, qualcuno verrà a riprenderselo, quel bene.
Con le buone, nella previsione più ottimistica. Con le cattive, nella previsione più realistica.
E il semplice cittadino sa ancora meglio che, in quel momento, sarà solo.
Non ci sarà nessuno che potrà prendere le sue difese.
Perciò il bene sequestrato, se rimesso sul mercato, sarà sicuramente riacquistato dalla mafia!
E allora, sarà un pensiero ideologizzato, o politicizzato.
Sarà che sono un inguaribile comunista mangiabambiniincendiachiese.
Sarà tutto quello che volete, ma mi sorge un dubbio tale da far impallidire Amleto.
La decisione di rivendere i beni sequestrati è stata presa da gente che non conosce assolutamente il terreno sul quale si sta muovendo e che quindi non sa quello che sta facendo, o da gente che, al contrario, sa benissimo cosa sta facendo e che quindi punta proprio a far riacquistare i beni a determinate persone.
Delle due, una.
E, sinceramente, non so proprio quale sia la peggiore!

martedì 10 novembre 2009

Innocenti presuntuosi

Dopo mignotte, droga e trans, siccome non ci facciamo (anzi, non ci fanno!) mancare nulla, ma proprio nulla, la politica italiana, i politici italiani, si giocano il carico: concorso esterno in associazione camorristica!
Questa volta non si parla di esponenti locali, ma di un sottosegretario (all'Economia, per giunta!), Nicola Cosentino, che, stando a quanto dicono diversi (6) pentiti, sarebbe (stato?) il referente politi­co istituzionale del clan dei Casalesi.
Tutto da verificare, ovviamente, e, come per chiunque altro, finchè non si accerti la veridicità delle dichiarazioni dei pentiti, anche per l'On. Cosentino, vale la presunzione d'innocenza.
Non ci piove.
Certo, qualcosa sotto ci deve essere, visto che da molto si "chiacchiera" di questo politico, la cui cognata è sorella del boss Peppe 'o padrin, e che, prima ancora di entrare in Parlamento era già stato "segnalato" da Peter Gomez in un articolo su L'Espresso e del quale Saviano parla già da tempo (tra l'altro, Saviano si chiede come sia possibile che Casal di Principe, paese di 20mila abitanti, esprima 3 parlamentari!).
Tutte "presunzioni", ovviamente, nulla di (ancora) provato e solo chi, come me, viene da una realtà di un piccolo paese con un alto tasso di criminalità, sa come sia facile trovare parentele scomode o, magari, come sia possibile farsi fotografare con persone poco raccomandabili ad un matrimonio.
Ma è pur vero che, solo chi vive o ha vissuto realtà del genere, sa che, di contro, è molto facile anche trovarle, le parentele e le affinità scomode.
Detto questo, mi ripeto, Cosentino, fino a prova contraria, resta innocente, e immagino che avrà più fortuna di qualcuno e, qualora venisse effettivamente arrestato, non subirà alcun pestaggio ma, magari, sarà gentilmente pregato di accomodarsi in una delle sue ville.
Ma questa è (purtroppo) un'altra storia (tutta italiana).
In comune con tutti gli altri indiziati di reato, Coesntino però, avrà il desolante spettacolo dei molti amici che si allontanano, o si dissociano, per prudenza, codardia o opportunismo.
Molti. Ma non tutti.
La levata di scudi interna al PdL, infatti, è stata importante.
Probabilmente dovuta al fatto che Cosentino era il prescelto di Papi alla guida della Regione Campania, e quindi il dietro front non può essere immediato nè circondato dal silenzio: farebbe troppo rumore.
E così, si immolano i soliti noti.
Per Ghedini, le accuse sono incredibili ed inconsistenti, Cosentino è uomo di passione e onesto e, colpendo lui, come al solito, si vuole colpire il Santo Papi, impedendo ad un uomo virtuoso di guidare la Regione Campania.
Per Capezzone stiamo assistendo all'ennesima puntata della trama ordita dalla magistratura rossa, che lotta per far tornare i comunisti al potere (che poi, a capezzò, se sei davvero convinto che sia così, ti devi parare il culo e aprire la strada per un ritorno da questa parte, sennò che dovrai fare "dopo"? Mica vorrai andare a lavorare?!).
Ma la vera perla l'ha partorita Rotondi.
Nel manifestare la sua cristiana vicinanza (evidentemente l'On. conosce le tradizioni delle altre religioni, e sa che ci sono modi diversi di manifestare vicinanza, a seconda del Dio che si prega), ha avvicinato la vicende dell'onorabilie sottosegretario, a quella dell'ancora più onorabile Andreotti, dicendosi sicuro che anche in questo caso la vicenda si cocluderà nel modo più soddisfacente per la giustizia.
Strano, visto che, nel caso Andreotti, la sentenza di appello sancì che il Divo Giulio, fino al 1980, aveva commesso il reato di partecipazione in associazione per delinquere ma che, per una manciata di mesi, il reato fu prescritto!
A questo punto, i dubbi sull'effettiva colpevolezza dell'On. Cosentino, aumentato.
E si, perchè se un personaggio così di punta della maggioranza, come Ghedini, si schiera così clamorosamente dalla sua parte, o è estremamente certo della sua innocenza, tanto da rischiare la faccia (...che poi, per quel che rischia...), oppure è proprio fesso.
Delle due, una.




http://marcomedaglia.blogspot.com/2009/11/innocenti-presuntuosi.html

lunedì 9 novembre 2009

The wall

C'è un ricordo, impresso a fuoco nella mia memoria.
Correva l'anno 1982, grazie ai potenti mezzi messi a disposizione da Wikipedia, mi spingo fino a dire che era un giorno tra marzo e giugno di quell'anno.
Ancora non avevamo vinto il 3° mondiale, anzi, Paolo Rossi era uno che si vendeva le partite, Bearzot un fallito e Pertini...no, lui no, lui era già quel grande che è sempre stato.
Non divaghiamo.
Era un giorno di primavera dell'82 e io, come ogni giorno, mi lamentavo con mio padre perchè mi costringeva a vedere il telegiornale (chè mica c'erano canali con telegiornali 24h su 24: perso il tg di pranzo, ti toccava aspettare quello della sera!).
La particolarità di quel giorno fu che mio padre cercò di argomentarmi quella (che a me sembrava una) tortura.
Era il periodo della Guerra delle Falkland, non so se risponda a verità, ma le notizie di quel tg, nei miei ricordi, sono lette da lui, e mio padre mi spiegò che avrei dovuto stare attento, perchè quelle notizie sarebbero state la storia che avrei studiato negli anni successivi.
Quella frase mi folgorò.
Era come se, tra sumeri, egiziani, papi, re, imperatori e guerre varie, sui libri di storia, potessi trovare spazio anche io.
C'è da dire che la spiegazione, comunque, non mi bastò, allora.
Ma le mie lamentele non convinsero mio padre a cambiare canale (che poi, quanti canali ci potevano essere all'epoca? mah!).
Qualche anno dopo, quella frase di mio padre mi rimbombava in testa, mentre in tv scorrevano le immagini festose dei berlinesi che abbattevano il muro.
La sensazione, palese anche per un 16enne, era che, da quel giorno, niente sarebbe stato più come prima.
Quel giorno mi godevo la storia che mi passava davanti, che mi rendeva protagonista di qualcosa di straordinario.






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domenica 8 novembre 2009

Il crocifisso non si tocca! Tutt'al più lo si bestemmia.

Non ne ho la certezza assoluta, ma ho buone ragioni per credere che, se potesse, Gesù stesso si staccherebbe dal muro e prenderebbe a calci in culo un bel pò di gente.
Cominciando da chi, pensando di fare cosa buona giusta, ha ridotto il crocifisso a "simbolo della nostra tradizione", un pò come la pizza, Totò, la mafia e le barzellette sui carabinieri.
Per continuare con quelli che, tra un rito celtico e un raid in un campo nomadi, sostengono di voler difendere le (loro) radici cristiane.
Ancora, un paio di calci in culo a quelli che non sanno manco che faccia abbia il loro parroco, ma hanno sentito l'irrefrenabile bisogno di iscriversi al gruppo su Facebook "Il crocifisso non si tocca!".
Poi, a tutti quelli che passano le giornate a bestemmiare come turchi, ma che ora, folgorati sulla via di Strasburgo, sono disposti a morire per difendere il crocifisso, ammesso che si ricordino dov'e.
Un altro bel calcio in culo a quelli che non hanno mosso un dito per tutti gli insegnanti che sono stati sbattuti fuori dalle scuole, ma che sono pronti a dare la morte (si, a dare la morte, non ad offrire la loro vita!) se qualcuno si azzarda a toccare il crocifisso.
Che paese di merda!