lunedì 28 settembre 2009

Appuntamento al cinema

Week end dedicato alla settima arte, quello appena trascorso.
Era un bel pò di tempo che non andavo al cinema, un mesetto, credo, minuto più, minuto meno.
Due i film(s) visti: il 3° è saltato per manifesta inferiorità nei confronti del divano di casa!
Abbiamo iniziato venerdi sera, solito cinema (alla faccia dei "puristi" della sala), con il 2° episodio di quella che, ormai per tutti, è la "saga Millennium", e cioè La ragazza che giocava con il fuoco.
Sono tra quelli che hanno amato questi libri, tra quelli che li hanno divorati, tra quelli che, quindi, sono rimasti "orfani" di Larsson e che, perciò, vogliono credere che davvero ci sia un 4° libro della saga.
Stessi attori del primo episodio ma, stranamente, diverso il regista.
C'è da dire, però, che, se non l'avessi letto, non avrei mai capito che i due episodi erano girati da due persone diverse.
Troppo fitta e intricata la storia, troppo ingombranti i personaggi (sia quelli in prima, che in seconda fila) e troppo diverse le ambientazioni dei due episodi per poter scorgere punti di contatto o scovare differenze.
Le grandi distese di neve del primo episodio, lasciano spazio ai paesaggi urbani di questo secondo; un vero e proprio giallo il primo, un thriller il secondo e quindi dialoghi più lunghi nel primo, ritmi serrati nel secondo.
Lisbeth domina, anche qui, la scena, e, anche fisicamente, si può apprezzare la metamorfosi del personaggio, che da predatore, diventa preda, braccata, e quindi più violenta e dura, anche nei lineamenti.
Ovviamente, chi, come me, ha vissuto il libro, prima del film, non può non notare alcune differenze, a volte anche sostanziali, con il romanzo, ma c'è da dire che cimentarsi con la trsposizione cinematografica di un grande successo letterario è, di per se, impresa difficile. Se poi il libro, oltre che un successo, è un cult, le difficoltà aumentano esponenzialmente. Se, a tutto ciò, aggiungiamo che, da Dan Brown in poi, molti libri (diciamo questo tipo di libri) vengono confezionati come se si confezionasse un film, e allora va da se che, il regista, va incontro a linciaggio sicuro.
I grandi libri diventati grandi film si contano sulle dita di una mano.
Questo non è di sicuro un grande film (ma, del resto, non è che il romanzo fosse un grande libro, eh!), ma ha il pregio di poter vivere di vita propria, farsi apprezzare dagli amanti del genere, senza necessariamente conoscere i romanzi.
Sabato, poi, è toccato al kolossal de noantri, anzi no, di nuautri, Baarìa.
Per l'occasione, abbiamo scelto un cinema storico, e cioè il Barberini, anche questo ormai Multisala, con il risultato che, mentre al Vispathè sembra di essere su una poltrona, qui sembra di essere sul 492!
Tornatore appartiene a quella schiera di registi che, per me, valgono sempre il prezzo del biglietto.
Qualsiasi cosa essi decidano di partorire, hanno il mio appoggio (sotto forma di biglietto del cinema).
Aspettavo questo film da qualche mese, ormai, certo che non mi avrebbe deluso.
Questo è il Tornatore che mi piace di più, il Tornatore evocativo, magari anche un pò nostalgico, quello che usa i volti, le voci, i colori per "raccontare" le storie, quello che è quasi capace di farti sentire gli odori.
Il regista, cioè, che riesce a creare un film capolavoro (La leggenda del pianista sull'oceano) di oltre 2 ore, da un monologo capolavoro (Novecento) di poche pagine, senza aggiungere neanche una virgola alle parole del libro.
Le premesse, quindi, c'erano tutte.
Ma, come sempre, più grandi sono le aspettative, maggiore è il rischio di restare delusi, anche se non del tutto. Diciamo, quindi, pienamente deluso a metà.
E si, perchè il film è evocativo, forse anche troppo.
Di volti, voci e colori ce ne sono a bizzeffe e la storia, l'idea dietro la storia, è molto bella (infatti c'aveva già pensato Giordana!) e, evidentemente, Tornatore aveva molto da dire a riguardo, visto che il film dura parecchio!
Il problema, però (e secondo il mio modestissimo parere), è che il modo di raccontarla, piuttosto che la lunghezza del film stesso, rendono la storia pesante, la sensazione che ho avuto, è di assistere ad una serie di spezzoni messi uno dietro l'altro, spezzoni che hanno si un filo che li accumuna, che li lega l'un l'altro, ma non li unisce.
Gli episodi, uno dietro l'altro, non rendono l'idea di una storia unica.
Ma, magari, l'idea era proprio questa, e quindi posso solo dire che la scelta, questa volta, non mi è piaciuta.
Detto questo, nonostante sia un film ambientato in Sicilia, interpretato da siciliani, pensato, scritto e girato da un siciliano, ancora una volta le parole vengono storpiate, rese brutte, gli accenti induriti all'inverosimile, la musicalità di un dialetto come il siciliano, si perde completamente.
Il film è "doppiato" in italiano, con qualche parola siciliana buttata qua e là, ma per rendere l'idea che siamo in Sicilia (come se non bastassero i fichi d'india, i carretti, le coppole, le zagare e tutto il repertorio di scontatezze), viene tutto filtrato con una parlata che io non riesco a percepire come siciliana.
Meglio, molto meglio!, sarebbe stato far uscire la sola versione in siciliano stretto, magari con i sottotitoli, piuttosto che dare l'idea di un dialetto brutto.
E dire che Crialese aveva dimostrato che la cosa è fattibilissima, che, nonostante i sottotitoli (utilizzati, tra l'altro, nella maggior parte del mondo!), il film viene seguito ugualmente e apprezzato.
Del resto, proprio Tornatore sostiene che se uno conosce il proprio dialetto, riesce, con poco sforzo, a capire tutti i dialetti d'Italia.
Nulla da eccepire sulla scelta degli attori, sia i protagonisti, scelti volutamente non famosi, sia i coprotagonisti, una sorta di album di famiglia, nel quale Tornatore ha raccolto moltissimi dei più famosi (non sempre più bravi) attori siciliani, con i camei di Bova, Bellucci e Faletti.
Da rivalutare il Frassica visto questa volta, conferme da Ficarra e Picone (validissimi attori), un Aldo che ci guadagna senza i suoi compari, un umilissimo Lo Cascio, una sontuosa Lina Sastri e una "sorprendente" Grimaudo, ma, soprattutto, finalmente un ruolo adatto a Fiorello jr.: uno scemo che ripete sempre le stesse battute!




http://marcomedaglia.blogspot.com/2009/09/appuntamento-al-cinema.html