venerdì 29 gennaio 2010

La mia vita, secondo Daniele Silvestri

Uno dei tanti test che girano, via mail, o su Facebook.
La scelta è caduta su Daniele, piuttosto che su Mario Venuti, o su Pino Daniele (ante 1990, avviamente), o su Rino Gaetano, perchè il mio rapporto con la musica di Daniele, ha un che di viscerale.
Da sempre, da quando l'ho ascoltato per la prima volta, ho sempre pensato che riuscisse a dare musica&parole ai miei pensieri.
Molto meglio di quanto avrei saputo fare io, ovviamente.
E così, questo è il test, e queste le mie risposte.

Scegli il tuo artista:
Daniele Silvestri

Sei un uomo o una donna?
L'uomo intero

Descriviti:
Illuso

Come ti senti?:
Idiota

Descrivi dove vivi al momento:
Sulle rive dell'Arrone

Se potessi andare ovunque, dove andresti?
Via col vento

Il tuo mezzo di trasporto preferito:
L'autostrada

Il tuo migliore amico?
Amore mio

Tu e i tuoi migliori amici siete?
Insieme

Com'è il tempo?
Desaparecido!

Momento preferito della giornata:
Intro

Se la tua vita fosse uno show televisivo, come si chiamerebbe?
Pozzo dei desideri

Che cos'è la vita per te?:
Ancora importante

La tua relazione:
Amarsi cantando

Hai paura di?
La bomba

Qual è il miglior consiglio che tu possa dare?:
Love is in the air

Pensiero della giornata:
Mi fido poco

Il mio motto:
Mi interessa



http://marcomedaglia.blogspot.com/2010/01/la-mia-vita-secondo-daniele-silvestri.html

mercoledì 27 gennaio 2010

Se questi erano uomini...

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei

e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,

e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,

e io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,

e non c’era rimasto nessuno a protestare.

Eugen Berthold Friedrich Brecht detto Bertolt


In questa poesia di Brecht ho sempre visto la chiave di lettura, la spiegazione, del come sia potuto succedere. E' un atteggiamento tipico dell'uomo, credo si possa considerare un ignobile tentativo di autoconservazione. Siamo sempre convinti che il peggio possa, debba, capitare sempre agli 'altri', mai a noi.

Il nazismo, il fascismo, hanno tratto linfa vitale da questo tipo di atteggiamento.

Dalla convinzione che sono gli altri, ad essere in pericolo, si passa al sospetto che, invece, possa toccare a noi, e allora la paura prende il posto dell'ignavia e la paura, porta alla rassegnazione.

I nazisti, i fascisti, hanno preso coraggio, quando la paura ha preso il sopravvento.

L'insegnamento che dovremmo aver tratto dalla storia, dalla nostra storia recente, dalla storia che hanno fatto i nostri nonni, e non buffi individui che giravano con dei lenzuoli addosso anche in inverno oltre 2000 anni fa, l'insegnamento, dicevo, che avremmo dovuto trarre è che l'odio, per l'altro, per il 'diverso', si autoalimenta, se non è contrastato.

I razzisti di oggi non vanno sottovalutati. Dobbiamo ribellarci da subito, finchè siamo ancora in tempo, perchè ieri è toccato agli 'zingari', oggi ai 'negri', domani ai 'froci', ma prima o poi toccherà ad ognuno di noi, di voi.

E allora, non ci sarà più nessuno, disposto a protestare.







http://marcomedaglia.blogspot.com/2010/01/se-questi-erano-uomini.html

martedì 19 gennaio 2010

La memoria corta.

Tra le tante piaghe che affliggono l'Italia, una (mi) è particolarmente fastidiosa.
Più ancora dell'Etna, della siccità e del traffico!
Un male che è insito nei cromosomi italiani, dai tempi dei tempi.
Noi italiani, abbiamo la memoria corta. Troppo corta.
Bastano un paio di generazioni, se non un paio di anni, e tutto passa nel dimenticatoio.
Abbiamo già scordato le umiliazioni che hanno dovuto subire i nostri nonni, emigrati in America, o in Francia, o in Germania.
Vivevano nelle stesse identiche condizioni in cui noi, oggi, riduciamo gli immigrati.
Tra di loro c'erano onesti lavoratori, forse la maggior parte di loro, ma c'erano anche criminali spaventosi.
Venivamo sfruttati e mal pagati ma oggi non riusciamo a rivederci negli occhi degli schiavi del XXI secolo.
La mafia, negli USA, l'abbiamo portata noi, non è nata spontaneamente.
E' bastato che calasse il sipario sulla II Guerra Mondiale, che già era sceso l'oblio sulle vigliaccherie del fascismo e le atrocità del nazismo.
Il comignolo di Auschwitz era ancora caldo, che già erano nati i neo antisemiti.
Le scorte di olio di ricino non erano ancora scadute, che già avevamo riabilitato gli ex fascisti, tanto da nominarli anche ministri della Repubblica!
Bossi doveva ancora finire di pulisri il culo col tricolore, che già lo aspettavano per il giuramento da Ministro delle Riforme!
Ci stavamo ancora domandando perchè mai D'Alema avesse fatto fuori Prodi, che già gli chiedevamo consigli su dove dovesse andare il PD.
Stavamo ancora festeggiando la fine del latrocinio della II Repubblica, che già i protagonisti di ieri erano diventato fari della politica di oggi.
Ma la memoria è importante. Fondamentale. Serve per non incappare negli errori già fatti. La memoria di ciò che è stato, ci aiuta a capire come può andare. La memoria di ieri, ci fa capire che il domani non è ancora scritto, e che possiamo modificarlo, prima ancora che avvenga.
Perciò è importante ricordarsi, ricordare alle nuove generazioni, che Craxi era l'emblema (di certo non l'unico!) di una classe politca corrotta e senza scrupoli.
Perciò bisogna pesare le parole, prima di pronunciarle.
Perchè Craxi non è morto in esilio, ma è morto da codardo, da vigliacco.
Craxi non è stato esiliato, Craxi s'è dato latitante!
Craxi non è un politico da ammirare, ma un esempio da additare per spiegare ai politici di domani come 'non' ci si deve comportare.
Perciò le parole del Presidente Napolitano mi hanno fatto male, perciò la commeorazione di oggi, al Senato, la trovo assolutamente fuoriluogo.
Perchè Craxi, nel decennale della morte, non va ricordato come uno statista, ma come quel ladro farabutto e vigliacco che era.
Perchè Craxi, nel giorno dell'anniversario della sua morte, va ricordato così...







http://marcomedaglia.blogspot.com/2010/01/la-memoria-corta.html

lunedì 18 gennaio 2010

Re-Live

Non ricordo quando è stata la prima volta.
Non ricordo, a dire il vero, neanche l'ultima.
Ciò che so, è che mi hanno accompagnato per un decennio.
Erano appena iniziati gli anni '90, i miei primi anni di università, coltivavamo l'illusione che il pool di Mani Pulite avesse davvero fatto voltare pagina all'intera nazione.
Avevamo la percezione che qualcosa, finalmente, stesse per cambiare.
Non sapevamo chi fossero, e dove fossero, i buoni. Ma avevamo chiaro in testa chi fossero i 'malamente'. O almeno così pensavamo.
Craxi lo prendevamo a monetine, Andreotti lo chiamavamo mafioso, De Michelis era un viscido puttaniere.
Non c'era spazio per gli inciuci, le larghe intese.
Pensavamo che la crisi della sinistra fosse passeggera, e che Berlinguer ci avrebbe guidato anche dall'aldilà.
Credevamo in Bertinotti.
Abbiamo avuto (datecene merito) da subito, la sensazione che Berlusconi fosse un male assoluto.
Non lo abbiamo mai sottovalutato.
Erano gli anni del fenomeno dei Centri Sociali.
Non ho mai fumato in vita mia e la gente che (pur potendo) non si lava, mi stava sulle palle già allora, eppure, i CSOA mi piacevano.
Il fermento culturale che c'era al loro interno era stimolante. Anche più delle canne.
Ci sentivamo come degli indiani nelle riserve, convinti che di lì a poco avremmo sferrato l'attacco decisivo, e avremmo cambiato il mondo.
Avevamo individuato un nemico bello grosso da combattere: un sistema che ci faceva schifo.
C'era tanta musica nei Centri Sociali. Molta è rimasta lì. Altra ha cambiato abito e ha spiccato il volo. Altra ha resistito finchè ha potuto. Poi ha mollato.
Tra i tanti, c'erano loro. Forse i più famosi. Di certo quelli che ho seguito più di tutti.
Ne ho visti tanti di loro concerti. Una volta ho persino fatto da servizio d'ordine.
M'hanno fatto ballare. Cantare. Incazzare. Pensare.
Poi, un giorno, hanno detto basta!
Più o meno una decina d'anni fa. Si sono accomiatati con un 'the best of'.
Quel treno, partito da Napoli 10 anni prima, era arrivato all'ultima stazione.
Ognuno ha cercato una strada da percorrere. Tranne qualche raro exploit, solo Meg ha fatto (altra) strada.
Ora sono tornati.
Non so se hanno cose nuove da dire. Magari sarà un delusione vederli, invecchiati, scimmiottare se stessi giovani.
Ma non lo saprò mai, se non ci andrò.






http://marcomedaglia.blogspot.com/2010/01/re-live.html