martedì 31 luglio 2007

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...ricongiungimento familiare?
...ricongiungimento familiare??
...ricongiungimento familiare???

lunedì 23 luglio 2007

Provvista per l'estate

Approfittando dei miei bei trentacinqu€uri accumulati nella mia CartaPiù, oggi sono andato a fare la spesa.

Non avevo con me la classica "lista della spesa", o meglio, negli ultimi giorni ne avevo fatte molte, e disfatte altrettante, così, sono entrato in libreria e mi sono affidato al caso.
A dire il vero, un libro che compariva in tutte le edizioni della mia lista c'era: Perchè non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), di Odifreddi.
Avevo notato questo libro (non che ci volesse molto!) già prima che diventasse un fenomeno editoriale e mi aveva attratto subito.
Gli avevo preferito altri libri nel frattempo, pregustando di godermelo in seguito a tempo pieno.
Spero non mi deluda!
Preso il mio testo illuminista dalla pila, ho cominciato ad aggirarmi tra gli scaffali. Cosa prendere? Uno dei Camilleri che ho tralasciato? Un bel tomo fanta-thriller? Riprovarci con la Gimenez-Bartlett o la Agnello-Hornby? E poi, mi manca ancora qualcosa di Hornby....ci sarebbe un vivamaria di libri da prendere (e, come sempre in queste situazioni, mi viene in mente il postino-Troisi, che si lamenta di non poter stare al passo con la lettura, perchè lui è da solo a leggere, mentre quelli che scrivono sono in tanti!).

Mentre mi arrovellavo il cervello, mi capita a portata di mano un libro che mi era stato consigliato da Dario un bel pò di tempo fa. Sugli Einaudi c'è un signor sconto (30%!): è arrivato il momento di leggere Venti sigarette a Nassyria.
Perchè, dunque, non premiare il Sig. Einaudi per questa bellissima iniziativa? Mi sembra il minimo!
E allora mi aggiro voglioso intorno alle pile di libri Einaudi.
Su di un libro scorgo un viso familiare, ma si, è Gianpaolo, l'amico di Daria!
Il giorno del lupo, di Lucarelli.
Non ho mai letto nulla di Lucarelli, perchè non iniziare? Inoltre, mi viene in mente che ancora non sono riuscito a vedere Piano 17!
Ho ancora qualche €uro da scialare, lo scaffale Sellerio mi tenta, ma l'occhio mi cade su Notturno bus.
Troppe good vibrations si concentrano intorno a questo titolo: Daniele, Mastandrea, la Mezzogiorno, un giovane regista italiano esordiente, una trama intrigante...aggiudicato!
Sarà lui a chiudere la mia lista.
Sono soddisfatto per le mie scelte.
Ancorpiù pensando che ho pagato solo due €uri!
...e nessuno si permetta di farmi notare quanto ho dovuto spendere per accumulare 130 punti fedeltà Feltrinelli!

domenica 22 luglio 2007

Giù le mani dal Brancaccio!


Al centro di Roma, in Via Merulana, tra San Giovanni e Piazza Vittorio, c'è un teatro.
E' lì da novant'anni. E' il Teatro Brancaccio.
E' uno dei teatri storici di Roma, legato a veri e propri eventi culturali (e storici), come quando, in pieno '68, vi suonò Jimi Hendrix.
Per alcune generazioni, Brancaccio significa cabaret (mi ricordo appena arrivato all'Università, che le battute più sceme erano sempre accompagnate da "...oh, ma perchè non vai al Brancaccio?").
In passato, durante il fascismo, se non sbaglio, fu anche una sala cinematografica.
Negli ultimi anni, invece, il Brancaccio è indissolubilmente legato al nome di un grande attore romano (e romanesco), erede naturale della tradizione di Petrolini, Gigi Proietti.
Proietti (al quale non potrò mai essere abbastanza grato per avermi/ci regalato quel meraviglioso personaggio che era il Mandrake di Febbre da cavallo), ha assunto la direzione artistica del teatro meno di 10 anni fa, in un momento in cui il Brancaccio era caduto in bassisisma fortuna, portandolo, nel giro di pochissimo tempo, ad essere il 4° teatro in Italia.
Un successo, anzi no, un successone!
Questo è quello che si sarebbe detto in qualsiasi paese normale.
Ma non in Italia, o comunque, non a Roma.
E' notizia di questi ultimi, torridi, giorni infatti, che la proprietà del teatro ha deciso di revocare l'incarico al popolare (ancorchè bravisismo) attore romano.
Senza comunicarlo direttamente al diretto interessato, ma strombazzando la notizia a mezzo stampa, il nuovo direttore artistico del Politeama Brancaccio sarà, uditeuditenientepopòdimeno che l'onnipresente Maurizio Costanzo (meglio noto come il marito di Maria De Filippi).
Ebbene si, dopo aver occupato (in società con la moglie) l'intero palinsesto televisivo mediaset degli ultimi anni, spargendo spazzatura nell'etere, non contento di aver occupato il Parioli negli ultimi 100 anni, l'ex P2ista Costanzo sarà ANCHE direttore artistico del Brancaccio.
Sono subito nati, spontaneamente, alcuni comitati contrari a questa sosituzione, uno costituito da alcuni attori (tra cui Banfi, Gullotta e Placido), un altro, ancora più importante (e sintomatico dell'ottimo lavoro svolto da Proietti) è stato cosituito dal personale del teatro che, in un appello comparso sul sito ufficiale del teatro, chiede l'aiuto di spettatori e romani tutti per sostenere, a gran voce, la prosecuzione del rapporto tra Proietti e il teatro.
In pochissimi giorni, sono state raccolte 1600 firme, 4000 mails, 1000 adesione via web e oltre 500 fax!
E' nato anche un comitato pro-Costanzo, questo meno spontaneamente (visto che è stato lo stesso anchorman a costituirlo!) dal poco fantasioso nome di "Amici del Brancaccio e di Costanzo", al quale hanno aderito alcuni colossi del teatro italiano come Christian De Sica!
Domani, 23 luglio, sul palco del Brancaccio, dalle 21, si esibiranno, gratis lo stesso Proietti insieme ad altri artisti che sostengono la causa.
Inutile dire che i 1500 posti del Brancaccio andranno esauriti in pochi minuti e che, quindi, a meno che non si voglia assistere allo spettacolo attraverso i maxischermo piazzati fuori dal teatro, non è il caso di andare fin lì, ma una mail, se vi va, potete anche mandarla!
E, magari, lasciare anche un messaggio sul guestbook.

giovedì 19 luglio 2007

19 luglio 1992


Le loro idee camminano sulle nostre gambe

lunedì 16 luglio 2007

Armi di distrazione di massa

Lo diceva la Guzzanti qualche anno fa, o almeno avrebbe voluto dirlo, e l'avrebbe detto, se una censura degna della migliore Bulgaria non avesse relegato il suo RaiOt al circuito dell'Home Video e sul satellite (Fede, invece, è ancora lì!).
Da troppo tempo capita in Italia, la vera informazione la fanno i comici.
La satira ha smesso i panni dello sberleffo per vestire quelli dell'inchiesta giornalistica.
Eccezion fatta per Report, le uniche inchieste che si vedono in tv, sono fatte dal Gabibbo e dalle Iene!
A volte penso di essere paranoico, vedo complotti ovunque (dagli UFO alle Twin Towers, dalla Baraldini a Calipari, e via dicendo) e oggi, guardando i Tg, leggendo i giornali, non riesco a non pensare che ci vogliano prendere per il culo, che stiano cercando di distrarci, di farci perdere di vista i veri problemi, quelli seri e urgenti.
Così, guardando un tg a caso di una rete a caso (ormai è un coro!) di un giorno a caso, un brivido ci corre lungo la schiena scoprendo che esiste un'emergenza privacy; un moto di italico orgoglio ci risveglia dal torpore estivo perchè la perfida Albione ci accusa di essere una società maschilista che conduce le donne ad una scelta: casalinga o zoccola; ci tranquillizziamo vedendo che il Papa si sta riposando in montagna e ci raccontano anche quante volte s'è pulito il naso; inorridiamo davanti al cinismo di Amato, che, novello Pulcinella, svela un tremendo segreto: in Sicilia, fino a qualche anno fa, le donne venivano picchiate dai mariti.
(Per pudore (mio!) evito di citare Corona&co.)
E gli affitti proibitivi?
Gli incendi che divorano i boschi?
L'inquinamento?
Previti?
Una pizza 10€?
La benzina quasi tremilalire?
La spiaggia che costa quanto un monolocale?
Le pensioni?
La delinquenza?
La disoccupazione?
Forse queste notizie non fanno audience?
...almeno, aridatece i Guzzanti!

domenica 8 luglio 2007

It's only Rolling Stones! (reprise)

Entriamo nello stadio.
Non senza aver fatto un inutile fila ai tornelli, visto che qualche genio aveva deciso di aprire solo un cancello!
Per S. e G. è la prima volta, e l'Olimpico fa un gran bell'effetto quando lo vedi per la prima volta.
Il palco, contrariamente ad altri concerti visti qui o in altri stadi, è parallelo alla tribuna, e non sotto una curva; all'inizio mi chiedo il perchè di questo spreco di posti.
Ma basta poco per capire che era l'unica posizione possibile.
Il palco è immenso!
Ho letto da qualche parte che sembrava un condominio, ma mi piace molto di più l'associazione di G., che l'ha definito una grande Rinascente.
Lo stadio non è stracolmo (ne avevo già avuto sentore monitorando i prezzi dei biglietti su e-bay), ma c'è molta gente che deve ancora entrare (vedasi appunto sul numero di cancelli aperti!).
Si spengono le luci, la Rinascente si illumina e su un maxi schermo di dimensioni spropositate partono le immagini. E' il big bang.
Partono le prime note, è una chitarra, è Keith Richards.
Lo accoglie un boato, subito dopo eccolo, Mick Jagger, si inizia con Start me up: è l'apoteosi!
Si muove sul palco come un indemoniato, c'ha oltre sessant'anni, ma si muove come (e quanto) un ventenne.
E' tutto bellissimo, e l'emozione mi fa tardare a capire che l'acustica è pessima: non si capisce un cazzo!
N. mi dice cha al concerto di Vasco era anche peggio e che lui, appollaiato in alto sulle tribune, non è proprio riuscito a sentire la parte acustica: Walter, perchè?...proprio tu?
Ma piano piano ci si abitua, e dopo un paio di canzoni non te lo ricordi più che si sente malissimo, un pò come al Palalottomatica.
Il concerto è tosto, se qualcuno avesse dei dubbi su cosa, su chi, sia il Rock'n Roll, lo invito a vedere un concerto degli Stones.
Sir Mick snocciola diverse frasi in italiano, sembra con cognizione di causa, visto che lo fa diverse volte dicendo cose non scontatissime (tipo "siete caldi?"), inizia dicendo che è bellissimo essere di nuovo a Roma dopo 17 anni, e che noi (loro, visto che io allora non c'ero) sono bellissimi come allora. Paraculo, si, ma siamo bellissimi davvero, mi giro ora è lo stadio è pieno e i distinti della curva nord fanno pressione per entrare sul prato e occupare i posti rimasti vuoti (e te credo, con quello che costavano!): qualcuno ci riesce, ma non si crea poi molta tensione.
Il concerto scivola via alla grande.
C'è il tempo per un omaggio a James Brown, con l'intervento di una corista con una voce mozzafiato
Tocca anche a Keith cantare, canta un paio di pezzi e poi, avvicinatosi al microfono, inspira una boccata di fumo e dice "...dù tiri..".
Inutile dire che la citazione romanesca è stata molto apprezzata.
Ritorna Mick, ci sono strani movimenti sul palco e, tutto d'un tratto, ci rendiamo conto che il palco...si muove!
Si sposta in avanti fino ad arrivare fin sotto la tribuna Montemario.
Dietro di loro, si gonfia la gigantesca bocca con tanto di linguaccia (il celeberrimo "Tongue&Lip"). Decisamente brutta, ma poco male, penso non se ne siano accorti in molti, visto che il palco semovente e quei quattro arzilli vecchietti che vi si dimenavano sopra, catalizzavano gli sguardi di tutti.
E' la volta di Satisfaction e It's only Rock'n Roll: cantiamo tutti, è una bolgia incredibile, e loro si gasano da matti, sembrano non voler finire più.
Il palco ritorna nei ranghi, la Rinascente diventa completamente rossa, dall'ultimo piano sbuffano vampate di fuoco: Sympathy for the Devil!
Una canzone di quasi 40 anni fa, che costò agli Stones l'etichetta di satanisti ma che è adrenalina allo stato puro.
Tutto lo stadio è in piedi a zompettare e Mick Jagger (64 anni!) continua a dimenarsi e a correre da una parte all'altra dell'immenso palco.
Salutano e vanno via.
Ma non può finire così.
Ripartono i fuochi d'artifico, gli Stones ritornano sul palco, si chiude con Brown Sugar.
(ri)Salutano e (ri)vanno via.
La speranza che risalissero sul palco è stata uccisa dal reggae di Bob Marley, che ci ha accompagnati fuori dallo stadio.
Non mi hanno fatto Angie, e nemmeno Time is on my side, per non parlare di Lady Jane, ma non fa niente, è stato un concerto stupendo, un'emozione unica, la netta sensazione di aver vissuto qualcosa di storico, la consapevolezza di poter dire "io c'ero!"
L'unica nota stonata è questa influenza che mi porto dietro da quella sera, chè non c'ho più vent'anni, e forse un giubbottino di jeans valeva la pena portarlo, che anche se il ponentino non c'è più, attraversare Roma di notte con lo scooter non è una passeggiata di salute!

sabato 7 luglio 2007

It's only Rolling Stones!

Ci sono alcune cose che mi porto dietro (o dentro?) sin da piccolo, una di queste è sicuramente l'amore, la passione, per la musica. In casa mia, chitarre e fisarmoniche sono sempre state a portata di mano, mai imposte, e nemmeno proposte, sempre lasciate lì, in balìa di chiunque avesse voluto usarli e, soprattutto, imparare ad usarli.

Sono cresciuto in questo ambiente, un padre bravissimo chitarrista con un passato in uno dei tanti gruppi musicali degli anni '60 (con un discreto successo nei paesi limitrofi), una nonna che, già anziana, sapeva ancora suonare la chitarra (ricordo la mia felicità le volte che riuscivo a convincerla a suonare, ricordo quelle mani piene di rughe che con molta difficoltà riuscivano a fare pressione sulle corde), una pletora di zii che sapevano (e sanno) suonare di tutto, uno di loro ha anche partecipato ad un cantagiro!

Sono cresciuto con la convinzione che Beatles e Rolling Stones fossero una sorta di amici di famiglia.

Ricordo come un sogno la notizia di quell'8 dicembre, un brutto sogno.

C'ho provato anche io a suonare, a mettere su un gruppo, ma a parte qualche festa di compleanno, solo la nostra improvvisata sala prove (ricoperta di cartoni di uova) ricorda le nostre imprese musicali.

Sono stato molto più bravo ad ascoltarla, la musica, e a vederla dal vivo, fin dove, quando e quanto ho potuto (ovviamente non ardisco paragonarmi a lui!).

Il mio primo Concerto (con la "c" maiuscola) è stato proprio di uno degli amici di famiglia, era l'89 e io e mio padre partimmo alla volta del(l'allora) Palaeur a Roma per vedere Paul McCartney.

Già, io e mio padre. Gli avrò mai detto grazie per questa realizzazione di un sogno? Devo ricordarmi di farlo!

Ci sono tornato da solo ad un concerto di Macca. Sempre a Roma, quel magnifico concerto ai Fori Imperiali, quando non si capiva quale fosse il monumento, se quello dietro al palco, o l'omino sul palco.

Quella sera papà non potè venire, ero li anche per lui, ma anche per Totò e Gino, corresponsabili quanto mio padre di questa mia passione (fu Totò che mi insegnò a fare il barrè), e che sarebbero stati di certo lì, se il loro viaggio non fosse finito così presto.

Sentivo dentro tutta questa responsabilità, e le prime canzoni le cantai inghiottendo lacrimmoni che copiosi e inarrestabili mi solcavano il viso.

Ieri sera, dopo essermi rassegnato (casua prezzi €sosi) a rinunciare, grazie ad una serie di fortunosissime circostanze (e grazie anche alla Tim), eravamo seduti in tribuna allo Stadio Olimpico, per il concerto dei Rolling Stones.
Un altro sogno diventato realtà.

To be continued

venerdì 6 luglio 2007

Sinemà!

Ieri sera, dopo non so più quanto tempo, siamo andati al cinema. Io adoro andare al cinema, ma ancora non mi sono abituato a questa moda degli ultimi anni del cinema (al chiuso) in estate, anche se poi, ogni volta che vado, mi rendo conto che, tutto sommato, non si sta mica male nella sala con l'aria condizionata, molto meglio di molti posti all'aperto, dove devi combattere con l'umidità, o con le zanzare, o con l'afa....o con tutt'e tre contemporanamente!
Comunque, ieri sera, cinema!La scelta era tra Ocean, Sparrow, i Transformers e i Fantasici 4. Io avrei preferito Ocean, ma Silvia non ha visto i primi due, e vuole mettersi al passo prima di vederlo.
I Pirati duravano oltre ogni più rosea aspettativa di resistenza a Morfeo. La scelta dei Transformers era sponsorizzata dalla metà di noi (cioè, solo io). Perciò, scelta più o meno forzata: I Fantastici Quattro e Silver Surfer. Ma che cagata di film è mai?
A parte la delusione per una trama inconsistente e disbrigata in pochissimo tempo, a parte l'inutilissima e banalissima parte del matrimonio, ma dico io, cosa hanno fatto a Jessica Alba??? Perchè quella che ho visto ieri sera, non era mica lei!
L'unica cosa bella, è stata questa:

lunedì 2 luglio 2007

Sil@Fiesta!

Giorno più, giorno meno, è da oltre una dozzina di anni che lo seguo.
Decine (e decine!) di concerti, tante feste de l'Unità e di Rifondazione, insalate di fagioli fredde e Montepulciano (d'Abruzzo) caldo, la consapevolezza che anche la mia generazione (nel senso anagrafico, si, ma soprattutto politico) avesse trovato il suo artista di riferimento.
La sensazione che la scuola romana stesse risorgendo dalle proprie ceneri prendeva consistenza, non c'era solo Daniele, ma anche Niccolò Fabi, Marco Conidi, Max Gazzè, Marina Rei e altri che dimentico.
Roma aveva trovato gli eredi della tradizione cantautorale degli anni '70.
Il Folkstudio ieri, Il locale oggi.
Abbiamo fatto parecchia strada insieme, parte di quello che sono oggi, nel bene e nel male, è opera sua, sono cresciuto con le sue canzoni, m'ha fatto ballare, incazzare, divertire ma, soprattutto, pensare.
Molto spesso riesce a dare voce a ciò che penso, a mettere in musica i miei pensieri, a darmi le parole per esprimere in poesia ciò che vorrei dire.
Dodici(lunghi)anni, quindi, e questo, ennesimo, concerto.
Ma questa volta è diverso, è un concerto che sento speciale, non c'è un motivo, non ce n'è uno solo, sono tanti e diversi.
Cerco di tornare indietro con la mente all'ultimo concerto, lo scorso anno? Si, ma era con gli Inti Illimani, emozionante, molto emozionante (e chi se la scorda El pueblo unido cantata insieme a migliaia di persone?). L'anno prima ancora? Quel bellissimo trio acustico a Montale, troppo poco, ma pelle d'oca su L'uomo intero. E l'anno prima ancora? Ancora al Fiesta! (ma dalla parte opposta), un divertentissimo concerto in coppia con Max Gazzè, un bel tuffo indietro nel passato. Ma quanto tempo è che non vedo un concerto DI Daniele?
Mi sa che l'ultimo è stato a La Palma, non mi ricordo più neanche quando.
Arrivati, di buon ora, a Capannelle, mi rendo subito conto che questa serata non è speciale solo per me. L'atmosfera che si respira è quella dell'evento. Sono da poco passate le 19 e c'è un mare di gente, già in fila davanti ai cancelli ancora chiusi (e che, molto provvidenzialmente, verranno aperti in orario!).
Mi sfilano davanti centinaia di persone: ex ventenni famigliamuniti (con tanto di pargoli al seguito), coppie gay, attempati e improbabili hippies, gli immancabili finto comunisti (pariolini vestiti di stracci da centinaia di €uri), qualche rasta.
Un popolo colorato, abbronzato, sorridente ed emozionato.
Entriamo che gli spalti sono già pieni, guadagniamo una buona posizione a pochi metri dal palco.
Il tempo di un panino e una birra, che l'area si riempie.
Gli accenti intorno a me si mescolano tra di loro, un esperanto incomprensibile: calabresi, salentini, napoletani, siciliani, romani e chi più ne ha, più ne metta.
Non è molto diverso dai concerti di 10 anni fa. Daniele è sempre stato un artista che ha solo sfiorato lo star system, ma la sua nicchia di pubblico è sempre stata numericamente importante; già agli esordi i suoi concerti non erano per pochi intimi.
Si spengono le luci, inizia il concerto.
Eccolo sul palco. Ora ha nuovamente i capelli lunghi, come tanti anni fa, se non fosse che mi circonda mi riporta a questo presente, potrebbe benissimo essere un concerto del '96!
Quasi dueoremezza di concerto, tante per molti, poche per Daniele.
Troppe canzoni restano fuori dalla scaletta, (mi) mancano L'Y10 bordeaux, Me fece mele a chepa, Samantha, Amore mio, La classifica, e chissà quanti altri avranno una lista diversa.
Forse anche questo è un altro metro per misurare la statura di un artista: quante persone riesci a lasciare a bocca asciutta, nonostante oltre 2 ore di concerto.
Ma per una canzone che manca, altre dieci sono in scaletta.
E allora agli occhi e alle orecchie arrivano tra le altre, Il mio nemico, Banalità e Io fortunatamente.
Ma Daniele gioca in casa, e se sei a casa tua, inviti chi vuoi, e così si materializzano un irriconoscibile Valerio Mastandrea, a coreografare Gino e l'alfetta, e Fabio Ferri a ripetere (dopo chissà quanto tempo) il balletto di Salirò.
Oltre ad invitare gli amici, se sei a Roma, non puoi non fare Testardo, una canzone "che ci si ritorce contro", dice Daniele alla fine.
Stremato, sudato e strafelice, il pubblico ora desidera una sola cosa, ed eccolo accontentato.
E' sempre un'emozione cantare Cohiba col pugno alzato.
Certo, 10 anni fa i pugni erano di più e quel venceremos era più incazzato.
Ora i pugni sono di meno, e qualcuno pensa che basta avere un paio di ministri, per ritenere di avere vinto.
Ora si, che possiamo tornare a casa.
Ma prima, una birra, da guadagnarsi sgomitando tra la folla di quello che voleva essere il festival della cultura latinamericana, ma che, molto opportunamente, da qualche anno, si chiama solo "Fiesta!", chè sennò doveva sottotitolarsi "festival del culturismo coatto".

Si ringraziano gli utenti youtube "citati" in questo post.

domenica 1 luglio 2007

Metti una sera...

...di prima estate. Una bella serata fresca, dopo una settimana di temperature africane.
Poi prendi il cassero di una fortezza medicea, costruita nel bel mezzo delle colline senesi, circondata da vigneti e poderi che rivivono come agriturimi e B&B, immersi in un verde che rilassa anche solo a contemplarlo.
Piazzaci in mezzo un bel palco, chiama un artista che sappia accordarsi con questa scenografia naturale, senza turbarne l'equilbrio e spera che la luna faccia il resto.
Ecco, è questo quello che devono aver pensato quando hanno pianificato gli spettacoli per l'estate 2007 a Poggibonsi
.
Certo, non potevano prevedere che, per tutta la serata, un vento indisponente avrebbe imperversato agitando il
simbolo del Sulu Tour, che, minacciosamente, incombeva alle spalle di Mario.
Ma il resto, tutto il resto, era perfetto.
E così, ecoci di nuovo on the road, io e Silvia, per l'ennesimo concerto di Mario, altri chilometri macinati in giro per l'Italia, a vedere posti che mai avremmo immaginato di voler visitare (Poggibonsi, per esempio, ma anche Cerreto d' Esi o Frosinone!), ma anche trovando un'ottima scusa per trascorrere un week end fuori, e sprofondare nella tranquillità di una piscina con vista sullo
skyline più bello d'Italia.
Come al solito, non vogliamo perderci il soundcheck, anche perchè è l'unico modo per scambiare quattro chiacchiere con Mario, e così, di buon'ora, raggiungiamo il
Cassero.
Il posto, effettivamente, è stupendo, c'è una vista meravigliosa, se non fosse per un rudere che si staglia cadente dietro il palco, in bella mostra, visto che a causa del vento, hanno deciso di non mettere il solito panno nero alle spalle di Mario. Qualche minuto di attesa, passato a scherzare con i ragazzi del service e ad arrufianarci gli organizzatori dell'evento (sforzi premiati con la primissima fila riservata, a dispetto degli sponsor, relegati dietro di noi!), e arriva Mario.
Da lontano ci vede, ci riconosce (quasi) subito, gli esce un "ohhh" a metà tra la sorpresa e la rassegnazione (però, era più gratificante quando si sorprendeva di trovarci in luoghi inconsueti e lontani dalle nostre solite rotte) e si dirige verso di noi. Gli andiamo incontro.
Sembra rilassato, tranquillo, invece è in trance post pennichella. Anche lui vittima del microclima delle colline senesi, ci racconta di aver preso la stanza in un agriturismo (che i più feticisti/e/y poitranno ammirare nella prima foto), di essersi affacciato dalla finestra, aver goduto della vista per qualche secondo e poi, richiusa la finestra, di essere sprofondato
nel sonno che solo i giusti sanno assaporare. Gli chiedo com'è stato ritornare a suonare dopo questa breve pausa, ci dice che non se ne è ancora reso conto, tant'è che, salito sul palco per provare, ci scherza su, chiedendosi/ci chi sia, come si chiami e cosa ci faccia su quel palco. Il soundcheck fila via liscio, come non eravamo poi tanto abituati e come ci ha abituati in questo Sulu Tour. C'è anche il tempo per un siparietto con Ermanno.
Pensando di fare cosa utile e gradita, hanno implementato la strumentazione sul palco con una sorta di pedale da grancassa, riposto sotto lo sgabello, cosi che, nei pezzi in cui Mario si aiuta con il piede per tenere il tempo, il suono sia più forte e, soprattutto, costante, e non diverso a seconda della suola o del palco.
La cosa gli provoca non pochi disagi e io lo prendo in giro dicendogli che gli manca solo l'armonica, e lui completa la frase rispondendomi "...così poi sembro Bennato!".
Finito il soundcheck, calato anche il sole, molto più prosaicamente, cominciamo a pensare a come/dove/quando cenare, nel frattempo è arrivata anche la diligazione di PdF e così decidiamo di andare a mangiare qualcosa
insieme. Spazzolato lo spazzolabile (e anche qualcosa in più!), ritorniamo in postazione, un pò di attesa, e Mario ritorna sul palco. Tira vento, e noi che indossiamo la collezione estate piena, ne paghiamo le conseguenze, a niente servono i faretti a pochi centimetri da noi: fa freddo! Se ne accorge anche Mario, che chiede se si può chiudere la porta che fa corrente. Una parte del pubblico (gli invitati d'onore!) bisbiglia rumorosamente, in continuazione, in maniera indisponente. Mario interrompe Echi d'infinito, chiedendo (e questa volta sono d'accordo con lui!) un pò di silenzio. Riprende, la conclude in un silenzio assordante e chiede scusa (lui!) per aver rimproverato il pubblico, giustificandosi col fatto che, se non c'è silenzio, non si possono sentire gli echi d'infinito! Il rudere, alle spalle di Mario, non si vede, il granchietto (o qualsiasi cosa esso sia o rappresenti) ha smesso di ondeggiare, la luna campeggia protettiva sul palco e il pubblico (numeroso) è completamente rapito da Mario e dalla sua musica.
Gli applausi si sprecano e il repertorio più famoso è cantato in coro un pò da tutti. Mario è piacione, oltre al copione, scambia quattro parole con il pubblico, rimproverando chi, investito dal fascio di luce dei faretti, si nasconde: anche lui vuole vedere in faccia noi!
Il bis è chiesto a gran voce e la fine del concerto è accompagnata da una standing ovation. Il camerino non è dietro il palco, ma nella fortezza, a diverse decine di metri dal palco, così la consueta posa degli autografi diventa un comico inseguimento, con Mario combattuto tra la necessità di prendere meno freddo possibile e la voglia di non deludere chi voleva stringergli la mano o ricevere un autografo.

E anche questo concerto è andato.




Edit: non capisco perchè non si riesce ad aprire il link alla foto qui sopra. Per rimediare, eccovi il link diretto.