Io ho diverse paure.
Alcune molto razionali, altre del tutto irrazionali.
Di alcune mi vergogno, altre mi sono servite a non cacciarmi in guai potenzialmente seri.
Per esempio mi provoca ansia il vento forte, ma non mi fanno paura i temporali, non ho paura del buio, ma ho la fobia delle fughe di gas.
Il terremoto, invece, non mi ha mai fatto paura più di tanto.
Non l'ho mai sottovalutato, ma non mia ha mai provocato alcuna forma di panico.
Eppure, il mio paese è in una zona ad altissimo rischio sismico, il terremoto lo ha colpito diverse volte, ma la fortuna (delle ultime generazioni) è che sono sempre stati episodi lievi, siamo sempre stati colpiti di striscio.
Del "terremoto" vero, quello che provoca tragedie e devastazioni, di quello resta il segno solo in un rito, che si ripete ormai da diversi decenni, e che vede le finestre e i balconi del mio paese illuminarsi, per una notte, con un lumino, in ricordi delle vittime di un terremoto che distrusse il paese.
Ma di terremoti, anche brutti, ne ho visti diversi.
Come quella volta che eravamo a casa, io e mio fratello con mia madre.
Lei stava lavando i piatti, noi eravamo davanti la tv.
Mio padre era giù, in garage.
Ricordo nitidamente il rumore dei piatti che vengono smossi violentemente.
Poi il silenzio, silenzio assoluto, e un deciso, ma ordinato, rumore di calpestìo.
Nella mia mente di bambino, quel rumore era collegato, indissolubilmente (ancora ora) ad una sola cosa, al passaggio dei funerali (quando ancora sfilavano per il paese).
Dietro il feretro, solitamente, c'erano "e fimmine", che accompagnavano il corteo sottolineandolo con un costante, anche se sommesso, vocìo.
Dietro di loro "l'ùamini", che invece, sguardo basso e braccia dietro la schiena, seguivano in silenzio assoluto, gomito a gomito, scortati dal solo rumore dei loro passi sull'asfalto.
Quella sera, invece, i passi erano delle persone (tutti "ùamini", evidentemente) che uscivano dal cinema (che era a pochissimi metri da casa mia).
Insieme a questo fruscìo, vedo mio padre comparire sulla porta, aria preoccupata ma volutamente non preoccupante, parlotta con mia madre con voce leggermente alterata, dopodichè uno dei due si dirige a prendere delle coperte, e l'altro a riempire un paio di bottiglie d'acqua.
Senza moltissime spiegazioni, ci dicono che dobbiamo uscire.
Non percependo la gravità della cosa, io e mio fratello eravamo alquanto eccitati dall'improvvisata scampagnata notturna.
Dopodichè ricordo che quasi tutto il paese si ritrovò fuori dall'abitato, come se ci fossimo dati appuntamento, tutti con delle coperte e pronti a passare la notte in macchina.
Era la sera del 23 novembre dell'80, e quello era stato il terremoto che sconvolse l'Irpinia e si lasciò dietro migliaia di morti.
Oppure quell'altra volta, che ero già (anzi, ancora!) all'università, stavo studiando e la mia sedia, trotterellando, si allontanava sempre più dalla scrivania.
Ebbi il tempo di alzarmi, uscire dalla mia stanza, schivare le ante dell'armadio a muro nel corridoio che si aprivano e chiudevano, bussare alla porta del mio vicino di stanza il quale non s'era accorto di nulla, nonostante fosse, inspiegabilmente, seduto al centro della stanza, con una biro in mano, lontano diverse decine di centimetri dalla sua scrivania.
Era il settembre del '97, e quello era il terremoto che devastò l'Umbria.
Sarà stata incoscienza, superficialità, ma in nessuno di questi casi, nè in tutti gli altri, ho mai avuto il "panico" da terremoto.
Ma questa notte no, questa notte è stato diverso.
Probabilmente la paura del terremoto si è aggiunta al fatto che mi sentissi già poco bene e allo scazzo per la clonazione del bancomat, fattostà che la scossa, fortissima e lunghissima, che c'è stata alle 3.30, mi ha fatto svegliare di soprassalto e mia ha messo addosso un'ansia e una paura dell'inevitabile che non avevo mai provato in vita mia.
Il traballare della casa (che dubito rispetti le più elementari norme antisismiche!) mi impediva persino di alzarmi dal letto, in questo aiutato dal blocco dovuto alla paura.
Sono riuscito ad alzarmi e tutto mi ballava intorno, le imposte scricchiolavano, le chiavi appese all'ingresso tintinnavano come spostate dal forte vento e persino la lampada Ikea dondolava su se stessa.
E' stato terribile, sono stati tremendi, interminabili, secondi.
Ecco, ora si, ho paura del terremoto.
1 commento:
(introduzione off topic: Caro Marco, ho saputo da Steppone che tieni sempre d'occhio il mio blog anche se non lo commenti quasi mai a causa dei miei post troppo incentrati sulla mia realtà locale. :) Ci tenevo a farti sapere che anch'io controllo il tuo blog ed oggi ho il piacere di commentarlo). :)
Faccio un piccolo inciso sul terremoto: guardando questa mappa sismica (http://siproci.provincia.mc.it/rischiosismico/conoscitiva/ClassItalia.htm), abito in quell'unica zona della Puglia contrassegnata dal bianco e quindi, fortunatamente, non sismica. Dico fortunatamente perchè ho proprio terrore dei fenomeni naturali (terremoti, maremoti, eruzioni vulcaniche, uragani ecc...) tranne che dei fortissimi temporali perchè sono irrimediabilmente affascinato dai fulmini e se non ci sono tuoni, un temporale non ha senso, non ha senso nemmeno che piova secondo me. :))
Ogni tanto dalle mie parti arrivano delle lievissime scosse provenienti da qualche paraggio. L'ultima scossa avvertita qui a Bari è riconducibile al terremoto avvenuto in Grecia con epicentro a Corfù (un terremoto in pieno mare che spaventerebbe chiunque abitasse come me, sulla costa). Abitando al terzo piano, percepisco maggiormente qualsiasi lieve scossa sismica e non essendoci abituato, resto inerme ed incapace di muovermi perchè, nonostante sia un tipo dai riflessi pronti, il mio cervello non è impegnato a capire come fuggire ma a realizzare che davvero ci sia stata una scossa di terremoto.
Ho sempre chiesto a coloro che "convivono" abitualmente con questi movimenti tellurici e mi è sempre stato detto che il terremoto è sempre preceduto da un forte boato. Dopo di esso, la Terra fugge da sotto i piedi. Deve essere terribile.
Ed è proprio oggi, quando vedo le immagini del terremoto dell'Aquila, e quando sento che è stato avvertito a Roma così come a Foggia, ti rendi conto di come questa nazione sia piccolissima e capace di stringersi maggiormente attorno a queste tragedie.
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