venerdì 9 novembre 2007

Lisbona, impressioni di novembre #3

Quando, finalmente, il viaggio a Lisbona ha smesso di essere un sogno e si è concretizzato materializzandosi sotto forma di biglietti aerei, ho cominciato a girare su Internet e a spulciare le guide turistiche in giro per le librerie per capire cosa poter/dover vedere.
Alla voce "bambini", come destinatari delle offerte della capitale lusitana, c'era l'oceanario: la via era irrimediabilmente segnata!
Perchè si, queste cose mi affascinano e mi emozionano proprio come capita ad un bambino, anche se evito di emettere quei suoni tipici dei bambini davanti alle gabbie negli zoo o alle vasche negli acquari, quel misto di paura e felicità che si trasforma in grido che supera di molto i limiti dell'inquinamento acustico.
L'oceanario di Lisbona è il più grande d'Europa ma, sinceramente, non mi è sembrato molto più grande dell'acquario di Genova e inoltre non abbiamo visto nè tartarughe nè delfini.
In compenso, c'era l'eroe incontrastato di tutti gli acquari, anche se il mio, di eroe, era un altro.
Tra razze che sembrava volassero, sotto lo sguardo fisso e diabolico degli squali, tra banchi di pesci e cernie di 50 Kg, lui, impassibile e pacifico, portava a spasso la sua enorme mole col semplice movimento di due sole pinne.
Lento, compiva il suo giro noncurante del turbinio ittico che lo circondava.
Ma l'oceanario non è che una delle attrazioni del quartiere oriente, nato nel '98 e che è la dimostrazione che bello e utile sono facilmente coniugabili, se le risorse, umane, tecniche e materiali vengono ben utilizzate.
A partire dalla meravigliosa stazione (suggestivo il fatto che i convogli della metro che raggiungono questo quartiere e fanno capolinea in questa stazione, portino la scritta "Destino Oriente") opera di Calatrava, e poi gli ampi viali costellati da vulcani che eruttano acqua, le incredibili fontane, e ancora le palme contorzioniste, mentre sopra di noi si svolgeva una regata tutta particolare.
Dalla parte opposta della città, dove le acque del Tejo sanno di oceano, si trova un altro quartiere, altrettanto suggestivo, ma per motivi completamente diversi.
Se Oriente è il quartiere dell'Expo, il luogo dove tutto il mondo moderno si incontra e si confronta, Belèm, con la sua Torre, ricorda gli uomini che, con i loro viaggi, hanno contribuito a dare a questo mondo la forma che oggi conosciamo.
Sotto le sue finestre sfilavano, per buon augurio, tutte le barche che prendevano il mare.
Poco più in là, infatti, svetta la Padrao dos Descombrimentos, monumento eretto per celebrare proprio questi eroici navigatori.
La pedrao è altissima, e salendo in cima si gode un'ottima vista e si può meglio apprezzare il mosaico posto ai suoi piedi, ma più che la sua altezza, incuriosisce la forma, che ricorda la prua di una nave che sta per salpare.
Dall'altra parte della strada, verso l'interno (difficilmente raggiungibile visto che per attraversare la strada ci sono solo due cavalcavia, a distanza siderale l'uno dall'altro) si erge il maestoso Monastero di Jerónimos, che oltre a custodire la tomba di Vasco de Gama, nasconde al suo interno un chiostro di una bellezza sconvolgente.
Ci resta il tempo e lo spazio per archiviare l'ultimo tramonto su Lisbona, ed è già ora di saluti, perchè si riparte.
Era dal '95 (minuto più, minuto meno) che sognavo questo viaggio, per "colpa" di Wim Wenders e del suo Lisbon Story, un film di cui non ricordo più neanche la trama, che ho visto una sola volta, e che forse neanche rivedrei.
Ricordo che quella sera O. e P. mi portarono al cinema (il Delle Province, il cinema preferito dagli studenti universitari!) quasi di peso, visto che presagivo una serata Potëmkin (definizione, omaggio al film sovietico, con la quale etichettavamo i film pesanterrimi).
E il film, effettivamente, mi risultò pesante, ma quelle immagini fissarono in me l'idea di una città stupenda, dalle atmosfere magiche e dagli scorci mozzafiato.
Quella sera, tra l'altro, ascoltai per la prima volta la voce della Salgueiro e il suono dei Madredeus, mi restò dentro soprattutto una frase di questa canzone:

Eu quero que o meu caixão
Tenha uma forma bizarra
A forma de um coração
A forma de uma guitarra


Piacerebbe anche a me, soprattutto ora che ho visto che Lisbona è proprio come speravo che fosse.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Marco, però avrei voluto vedere le vostre facce sorridenti in quelle foto...sarebbero stati l'emblema (aggiuntivo al tuo racconto) della vostra bellissima esperienza! ;)

Anonimo ha detto...

*sarebbero state

Marco ha detto...

@Nico: per le foto, ci vuole la liberatoria. Senza autorizzazione dei diretti interessati, non pubblico nessuna foto. Sorry :-)