lunedì 8 novembre 2010

Romanzo criminale, o sarebbe meglio Favola criminale

E' notte, in uno dei tanti palazzi nobiliari del centro di Roma.
In un grande salone, pieno di specchi e affreschi che ritraggono avi più o meno famosi, un gruppo di persone, tutte in giacca e cravatta, tranne uno (che indossa un dolcevita blu scuro), discutono intorno ad un tavolo.
Le facce sono buie, nonostante la sala sia invasa dalla luce.
Da una stanza accanto arriva, attutito dalle spesse mura, un vociare chiassoso, un vociare femminile, misto a risate, a volte grasse.
Giungono anche delle note, alcune sembrano uscire da una chitarra, facendo un pò di attenzione, si riesce persino a risalire ad una canzone: si, è chiaramente una canzone napoletana...sembrerebbe 'o surdato 'nnamurato.
Ma gli uomini intorno al tavolo sembrano quasi non accorgersene, il pesante silenzio che incombe sulle loro teste, infatti, resiste bemnissimo all'assedio musicale proveniente dall'altra stanza.
Solo uno di loro, distratto dalla musica, qualche minuto prima, aveva interrotto quella strana liturgia.
E' stato quando dalla stanza accanto è arrivata, distinguibilissima, nonostante i gridolini e le trombette che la accompagnavano, una musica notissima: Disco Samba.
Uno degli uomini intorno al tavolo, appena riconosciute le note, si era alzato in piedi e con un movimento delle braccia si era messo a coreografare la canzone.
Gli sguardi fulminanti degli altri, però, lo avevano costretto a ritirarsi in buon ordine al suo posto, ma non gli avevano impedito di continuare a stare attento ai suoni della stanza accanto. Ogni tanto, infatti, si vedeva chiaramente che dondolava la testa a tempo di musica, ma bisognava dedicargli un'attenzione particolare, visto che anche gli altri uomini intorno al tavolo muovevano la testa, ma più che dondolarla, la scuotevano, come a scacciare via un pensiero.
Di colpo un rumore fortissimo riecheggia tra le antiche suppellettili, tutti sobbalzano e, come risvegliati dal torpore, volgono lo sguardo verso l'uomo seduto a capotavola.
E' in piedi, con il palmo della mano destra ancora poggiato sul tavolo, dopo la pesante manata data per attirare l'attenzione degli astanti.
"Insomma, cribbio!" esclama l'uomo con voce alterata, "siamo qui da 2 ore, e ancora non siete riusciti a trovare una via d'uscita!".
Gli uomini intorno al tavolo sono smarriti, si cercano a vicenda, incrociando gli sguardi.
L'uomo in piedi li incalza "Se non trovate una soluzione, andiamo tutti a casa. Vi avviso, se cado io, vi trascino tutti con me!".
Dopo qualche secondo di silenzio, si sente una flebile voce "...potremmo..." esordisce timidamente quello che sembra il più giovane di tutti, capello scolpito stile Big Jim e occhialetto che evidenzia uno sguardo strafottente "...dicevo, potremmo dire che sono stati i comunisti...".
"Ma fammi il piacere, Daniele!" lo interrompe bruscamente una voce profonda, "...siete rimasti solo tu e Fede a parlare ancora di comunisti in Italia: si sono estinti, ve lo volete mettere in testa, si o no??!!".
"Ha ragione Angelino" interviene l'uomo in dolcevita a capotavola "questa scusa non regge più. Dobbiamo trovarne un'altra".
Seguono altri interminabili secondi di assordante silenzio poi una voce bassa e rauca interviene "...e se invece dessimo la colpa ai musulmani?...ecco, ai servizi segreti libici! In passato ha funzionato, perchè non rispolverarli? I classici, diciamolo, sono sempre i migliori!".
"Ma dico, Ignazio, ti sei bevuto il cervello??" gli risponde imbufalito l'uomo a capotavola, "...te lo sei scordato che Gheddafi è il nostro miglior alleato africano? Vuoi mandare a puttane tutti gli affari in ballo? Sù, signori, cercate di impegnarvi un pò di più!"
"Hai ragione, Silvio" fa l'uomo abbassando gli occhi dietro gli occhialini colorati, calati sulla punta di un importante naso, "...non ci avevo pensato".
L'uomo col maglione passeggia nervosamente per tutta la stanza, guardando ripetutamente l'orologio.
Di colpo una voce squillante irrompe nel silenzio, un uomo con la testa completamente incassata nelle spalle e gli occhietti piccolissimi esclama "...ci sono! Tiriamo in ballo i russi! Non ci saranno più i comunisti, ma il KGB è ancora vivo e lotta insieme a noi!"
L'uomo in dolcevita lo guarda con stupore, poi, ripresosi, butta la testa indietro e facendo finta di prendersi a pugni da solo, sbuffa "...ma perchè tutte a me, perchè???!!!" poi, rivolgendosi verso l'uomo che aveva appena finito di parlare, lo apostrofa con parole pesanti "...ma voi ex socialisti, quando ve lo toglierete 'sto complesso di inferiorità nei confronti dei comunisti, eh? Ma dico, io, prima di aprire bocca, non puoi contare almeno fino a tre, Fabrì?! Te lo devo ricordare io chi comanda in Russia? Ti dice niente la frase 'Il lettòne di Putin', eh?".
Quello incassato il colpo, incassa la testa ancora di più, con un filo di voce, riesce solo a dire "...scusami, Silvio..." e, accompagnato dagli sguardi di disapprovazioni di tutti gli altri, riprende il suo posto.
L'uomo in dolcevita termina di passeggiare, dà un'altra occhiata all'orologio e riprende il suo posto a capotavola. Nel sedersi, nota che in fondo al tavolo un uomo agita il braccio destro poggiato sulla mano sinistra, col dito puntato in alto. Sta per rimproverarlo, pensando che stia ancora ballando il Disco samba, ma si accorge che vuole intervenire. Con un cenno della mano gli fa capire che può parlare. Si alza tutto contento e agitato e "...ahò, perchè nun dimo che è stato Tulliani, er cognato de Fini?? eh?" e, con sguardo stralunato, cerca consensi negli sguardi degli altri i quali non ricambiano, anzi, si sforzano di guardare in tutt'altre direzioni.
L'uomo a capotavola si copre la faccia con le mani e si abbandona sul tavolo.
Sta per ribattere, riesce solo a dire "...Maurizio..." quando lo interrompe una voce cavernosa, cupa, impastata, a tratti incerta.
Una voce, quasi un rantolo, che proviene dall'unico angolo completamente buio della stanza.
L'uomo non è seduto al tavolo con gli altri e anzi, gli altri, fino a quel momento, non s'erano neanche accorti della sua presenza, anche se percepivano un forte odore di sigaro (non acceso) di scarsa qualità.
Tutti, un pò intimoriti, si girano nella direzione della voce.
Vedono dapprima una fiamma, un accendino, verosimilmente. Poi una brace. Infine una nuvola di fumo, che investe in pieno l'uomo con lo sguardo stralunato, facendolo tossire rumorosamente.
Da dentro la nuvola, compaiono prima l'inconfondibile forma a goccia di un paio di Ray Ban, e poi una smorfia incastonata in un volto immobile.
"Ce l'ho io la soluzione: diciamo che sono stati quei terroni di mafiosi".
L'uomo a capotavola riemerge, un sorriso gli si apre da orecchio, a orecchio, svelando un'improbabile dentatura. Scatta in piedi e, raggiante, esclama "Umberto, meno male che ci sei tu! Come fare senza di te, amico mio?!", si abbassa su un interfono, posto sul tavolo e, dispone: "Maurizio, Vittorio, avete sentito? Via con i titoloni!", poi, dirigendosi verso la porta, :"Daniele, indossa la faccia più preoccupata che hai, e vai a dare l'annuncio urbi et orbi! Tutti gli altri...fora di ball...che ho un app...ehm, un'importantissima riunione con alcuni importanti imprenditori stranieri che vogliono investire in Italia. Via, tutti via!" e, infilata la porta, scompare seguito da un o stormo di guardie del corpo mentre dalla stanza accanto, quella in direzione della quale è andato l'uomo, arrivano abbastanza distintamente le parole di una canzone, intonata da un coro di voci femminili: ♪♫♪♪...meno male che Silvio c'èèèèèè...♪♫♪♪


Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.




http://marcomedaglia.blogspot.com/2010/11/romanzo-criminale-o-sarebbe-meglio.html

lunedì 11 ottobre 2010

Di ordinarie ipocrisie e indignazioni intermittenti

Avetrana (TA): zio uccide e poi violenta la nipote quindicenne, la butta in un pozzo e dopo recita alcune Ave Maria e si fa il segno della Croce.

Milano: tassista viene picchiato selvaggiamente da un 31enne e lasciato esanime per strada per aver accidentalmente investito e ucciso il cagnolino della fidanzata del ragazzo.

Vado Ligure (SV): un giovane di 21 anni stupra la sorellina della fidanzata, una bimba di 2 anni.

Noto (SR): una donna di 53 anni ferisce la sorella di 74 anni a colpi di pistola.

Savona: donna strangola il figlio di 3 anni e lo abbandona sul ciglio della strada.

San Giuliano Terme (PI): ragazzo di 19 anni uccide il padre con 50 coltellate.

Nonostante tutto ciò, dubito che vedremo la Santanchè agitarsi a Domenica 5 inveendo contro l'Islam, non credo che la Carfagna si costituirà parte civile per combattere contro retaggi socioreligiosoculturali e, giusto per non dilungarmi, scommetto che non vedremo neanche il primissimo e fotogenico primo piano di Gasparri sul TgUno abbaiare contro gli extracomunitari e contro chi vorrebbe abbreviare i tempi di concessione della cittadinanza italiana.
No, non vedremo nessun politico di destra (anche in questo, la maggior parte dei politici di sinistra è sempre stata decisamente restia a prendere posizioni ferme, in un senso, o in un altro, quindi non fa scalpore che nessuno di loro sentenzi al primo fatto di cronaca nera) indignarsi e prendersela con uno dei governi precedenti, ma non uno qualsiasi, uno non loro.
Non ne vedremo neanche uno, perchè dovrebbero ammettere che la violenza, e ancora di più la violenza entro le mura di casa, all'interno della famiglia, luogo dove, per definizione, le difese di ognuno di noi, si abbassano fino a scomparire, non sono state appaltate esclusivamente agli 'altri', il musulmano integralista o lo slavo di turno, per limitarmi ai casi scolastici.
No, la violenza è figlia solo dell'ignoranza e dell'isolamento socioculturale e non ci vuole certo un genio per capire che rendere l'istruzione accessibile a tutti e abbattere tutti gli steccati sociali che ci dividono è l'unico modo per debellare il virus della violenza.



http://marcomedaglia.blogspot.com/2010/10/di-ordinarie-ipocrisie-e-indignazioni.html

lunedì 14 giugno 2010

Mùndial

Nel '74 non avevo manco un anno.
Parola chiave: biberon.
Nel '78 non avevo ancora scoperto la funzione 'back up dai dati', quindi, se pure ho visto qualcosa, non me lo ricordo. Ed è un peccato, perchè, a detta di molti, è stata una delle più belle nazionali di sempre.
Parola chiave: file not found.
Nell'82 di anni ne avevo 9 e quei mondiali li ricordo benissimo.
Certo, nella mia memoria i ricordi si confondono con i racconti di altri, con le immagini della televisione.
E' possibile che in quel momento non fossi in grado di emozionarmi per Pertini che si alza in piedi e farmi accapponare la pelle dall'urlo di Tardelli (cose che, comunque, mi capitano tutt'ora, ogni volta che quelle immagini mi passano davanti), ma il salotto di casa dei miei zii a Crotone, la loro televisione Philips a colori e la sfilata sotto il palazzo dell'Euromoda, sono tutti ricordi miei.
Parola chiave: zoffgentilecabrini...
Nell'86, oltre alla sfida mondiale, avevo da affrontare la sfida degli esami di 3a media.
Ovviamente, ero più preparato sui mondiali, che per l'esame.
Quelli sono stati i mondiali della dipendenza da calcio, in quel periodo non mi perdevo un numero dell'Intrepido Sport e di Hurrà Juventus, oltre a tutti i giornali sportivi del lunedi e del giovedi dopo le coppe.
Parole chiave: Platini e Maradona.
Nel '90 non avevo una beneamata mazza da fare: in qeugli anni, l'estate cominciava il 31 maggio, e finiva ad ottobre, quindi mi sono sorbito anche Emirati Arabi-Colombia! (0-2, per la cronaca).
Sono stati i primi mondiali visti insieme agli amici (soprattutto a casa di Carlo): si iniziava a mangiare prima che iniziasse la partita (chè sennò poi ci distraiamo), ma puntualmente, l'inizio delle sfilate ci sorprendeva ancora col boccone in bocca!
E' stata una gran delusione non vincerli, quei mondiali, ma che belli che sono stati.
Parola chiave: Totò 'Squillace'.
Nel '94 i primi (di molti!) mondiali da universitario: i mondiali a Roma!
Per dirla alla Galeazzi, non avrei scommesso manco un copeco su quella nazionale, e invece, tra un colpo di culo e un dribbling di Baggio, eccoci a Pasadena, in finale, a giocarcela con il Brasile. Romario&Bebeto contro Apolloni&Mussi...e ho detto tutto!
Quelli sono stati i mondiali del terrazzo a casa di Carlo e Paolo: grandi tavolate e tante birra.
Non l'ho mai detto, ma l'ho sempre pensato: quei mondiali li abbiamo persi per colpa mia, che scesi in Calabria giusto per la finale!
Parole chiave: Baggio e birra.
Nel '98 il secondo mondiale da universitario, il primo da fuori corso (!), il primo nella casa di Monti Tiburtini.
Il terrazzino sempre pieno di gente (anche sconosciuti), le lattine piene nel ghiaccio, dentro le bacinelle (avessi impiegato gli stessi neuroni che ho utilizzato per risolvere problemi stupidi, per studiare, a quest'ora Trichet sarebbe un mio praticante!) e quelle vuote sul davanzale.
Peccato sia finito tutto così presto.
Parole chiave: birra e Di Biagio.
Nel 2002, primi mondiali del 3° millennio, 3° da universitario, 2° da fuoricorso, 1° da socio sostenitore de La Sapienza ma, soprattutto, primi mondiali al V piano.
Stesso copione di quelli precedenti, solo che invece del terrazzino, eravamo tutti stipati in camera mia, davanti ad un ventilatore.
Quelli sono stati i mondiali della prima (e ultima) partita pasteggiata a caffelatte e cornetti (ma già all'intervallo, spuntarono le prime birre!).
Era una gran bella nazionale, l'unica volta che ero strasicuro che saremmo arrivati lontano.
Unica soddisfazione, la Francia che torna subito a casa, senza segnare manco un gol!
Maledetto Moreno!
Parola chiave: birra.
2006: l'anno del trionfo. I primi mondiali da 'lavoratore' e i primi mondiali vissuti da spettatore, e non da protagonista. Orfano di (quasi) tutta la 'compagnia del pallone' ho dovuto sopportare persino l'onta di guardare una partita da solo!
Per fortuna gli amici si vedono nel momento del bisogno e per la finale siamo di nuovo tutti (o quasi) insieme (chi di persona, chi al telefono, chi in spirito), per l'ultima volta al V piano, seduti a terra con il ventilatore che cerca di contrastare gli effetti dell'alcol.
Parole chiave: birra e Checco Zalone.
2010...to be continued...


http://marcomedaglia.blogspot.com/2010/06/mundial.html

lunedì 7 giugno 2010

Il Camilleri minore

Se un giorno ci sarà (ancora) una scuola e una letteratura italiana (magari scritta da Dell'Utri, con la prefazione di Bondi e distribuita insieme agli abbonamenti a Mediaset Premium) da studiare, al capitolo dedicato a Camilleri (sempre che vi siano riportati anche gli autori 'comunisti'), questo libro sarà relegato nel paragrafo delle 'Opere minori', un pò come la Quaestio de aqua et terra di Dante, o gli Inni Sacri di Manzoni.
Non è solo (o soprattutto) una questione di 'prevenzione'.
Certo, il fatto che il libro sia uscito per i tipi Mondadori, ha fatto storcere un pò il naso ai 'puristi'. E si, perchè i libri scritti per la Mondadori da Sommo, sembrano essere scritti con la mano mancina (certo, meglio un Camilleri a mezzo servizio, che un Moccia a tempo pieno!), anche se non sono mancati libri gradevoli (tutto sommato, Il tailleur grigio era un buon romanzo), best sellers (beh, con Montalbano è decisamente difficile fallire!) ed esperimenti curiosi (Il colore del sole, per esempio), la sensazione (almeno mia) è che il Sommo destini alla Mondadori scritti minori, tanto per onorare un contratto, riservando alla Sellerio le cose migliori.
Magari capita che uno scritto minore, abbia successo, all'insaputa dello scrittore.
E' successo.
Succede.
Continuerà a succedere.
Ma di certo non è il caso de Un sabato, con gli amici.
Già dal titolo, il romanzo lascia trasparire banalità (vuoi mettere un Il nipote del Negus o La forma dell'acqua?), anzi, sembra quasi un messaggio subliminale del Sommo, che invita i lettori a lasciar perdere, trattandosi di atto dovuto, di pura e semplice routine.
La copertina, poi, è assolutamente anonima e i disegni, vagamente astratti, lasciano presagire che anche i personaggi lo saranno.
Queste premesse mi portano ad ignorare il libro per più di un anno (considerato che quasi tutti i libri di Camilleri che ho, sono prima edizione...) e aspettare l'edizione economica.
Dopo averlo comprato, il libro prende polvere per una ventina di giorni (di solito inizio a leggere i libri di Camilleri mentre sono in fila alla cassa), surclassato da un giallo di Markaris.
Infine, impiego quasi 10 giorni per leggerlo (contro le solite 10 ore che impiego per divorare gli altri libri di Camilleri).
Le prime pagine sono ostiche. Mi ci vuole un pò di tempo (un pò troppo) per capire cosa stia accadendo. Magari sono davanti ad un esperimento di scrittura innovativa, una specie di montaggio cinematografico in cui si succedono immagini e scene (apparentemente) non collegate tra loro, ma non riesco a capirlo, non mi coinvolge.
Anzi, faccio molta difficoltà a tenere le fila del discorso e spesso devo andare avanti e indietro per cercare di raccapezzarmi.
Finita la parte introduttiva, le premesse del romanzo, entrati quindi nella storia, la prima grande delusione è scoprire che manca uno dei capisaldi della scrittura camilleriana: le accurate descrizioni fisiche dei personaggi. Quella maestria del Sommo nel riuscire a farti immaginare ogni singolo attore della storia, caratterizzandoli con tic, difetti, smorfie e via dicendo, manca.
Evidentemente è perchè non sono importanti gli attori, quanto la storia che raccontano, ma questo (mi) impedisce di provare sentimenti nei loro confronti, e perciò non riesco ad 'entrare' nel libro.
La storia, poi, mi appare confusa e confusionaria. Non capisco quale sia il nucleo fondamentale: un ricatto? la perversione sessuale? il tradimento? l'amicizia?
Lo scorrere del tempo, nella storia, non è lineare. Non capisco se quello che leggo è un flashback, o un flashforward, mi sembra di stare dentro Lost. E per fortuna, mi dico, che il libro è precedente alla 6a stagione di Lost, sennò temo che mi sarei trovato a combattere anche con una AltReality!
L'unico sussulto, l'unico vero affondo alla Camilleri, lo trovo alla fine, relegato nell'ultima frase scritta.
Troppo poco per un libro di Camilleri.
Talmente poco da avere il sospetto che non sia stato scritto con la mano mancina, ma con la mano di un altro!
Magari è uno scherzo del Sommo, ecco, si, ha fatto finta di scriverlo lui, per prenderci tutti in giro.
Allora si, che sarebbe un grande libro!




http://marcomedaglia.blogspot.com/2010/06/il-camilleri-minore.html

giovedì 25 marzo 2010

RaiPerUnaNotte anche io!

mercoledì 3 marzo 2010

Racconti metropolitani - Linea B - Direzione Laurentina (allontanarsi dalla linea gialla)

Di posto a sedere, manco a parlarne, però ho un confortevole posto in piedi, appoggiato e quindi in grado di reggere in mano un libro.
Sono immerso nelle avventure dell'Avvocato Guerrieri, che gioca a fare l'investigatore privato.
La metro si ferma. Si aprono le porte. Entra una signora, con un grosso borsone. Dietro di lei, un'altra signora, di viola vestita.
Le guardo con la coda dell'occhio, l'intento è di liquidarle immediatamente.
La signora in viola, forse troppo viola, è una signora minuta, distinta, e stringe tra le mani un libro, un quotidiano gratuito e degli occhiali.
L'altra signora attira per qualche secondo in più la mia attenzione.
Ha molti requisiti per essere relegata nel girone delle tipiche figure mitologiche che popolano i treni della metropolitana.
Ha un impermeabile che in alcuni punti si ricorda di essere stato bianco, ha i capelli di color rosso improbabile, con una ricrescita gialla. Oltre al borsone, grande ma apparentemente vuoto, tiene stretta sotto braccio una cartella portadocumenti in plastica, di quelle che regalano alla prima lezione del corso di inglese. Macchiata in più punti, e stracolma, tanto da non potersi chiudere.
Ma, soprattutto, ha il requisito fondamentale: entra in metro parlando ad alta voce, come a rivolgersi ad un'entità superiore, di cui solo lei è in grado di percepire la presenza.
La signora in viola ha un sorriso che, di primo acchito, classifico come di circostanza, forse anche imbarazzato.
La scena, che in un primo momento ero tentato di archiviare velocemente, mi distrae più del previsto. Cerco di prestare attenzione a quello che dice la figura mitologica. Ha un vocione, ma nel frattempo la metro accelera (...eccetera...eccetera...), e lei è girata di spalle, con movimenti goffi cerca di superare la precarietà dell'equilibrio. Danza quasi intorno al suo borsone, poggiato in terra.
Mi sembra di percepire la parola 'Comunisti'. La cosa si fa interessante. La signora in viola ha ancora il sorriso di prima, stampato in faccia. A meno che non sia una paresi, non è più di circostanza. E neanche più imbarazzato. Sembra, anzi, divertito. Moderatamente divertito. Il che mi convince sempre più che la signora dai capelli rossi è uno dei tanti santoni che girano per la città.
La metro raggiunge la velocità di crociera. Le due signore si piazzano davanti a me, una di fronte all'altra. La signora in viola resta la signora distinta di prima. La signora dai capelli rossi, da vicino, mi appare ancora più sciatta e in disordine di quanto non mi fosse sembrato prima.
Ha anche un occhio anarchico, che va per conto suo, infischiandosene di quello che fa l'altro.
La giaculatoria continua, e mi conferma che ce l'aveva proprio con i comunisti, e che lei non vuole vivere, sotto i comunisti. La signora in viola annuisce, con fare compassionevole e divertito.
Perchè sa, signora mia, cosa fanno in Cina? I condannati a morte, mica li ammazzano! E no, gli espiantano gli organi quando sono ancora in vita!
La cosa comincia ad infastidirmi. Non perchè la cosa mi sembri insensata, ma perchè dire che in Cina sono comunisti, è come dire che in Israele sono antisemiti!
Cerco rifugio tra le parole del libro. Ma le due sono troppo vicine, e il vocione della signora dai capelli rossi ora si propaga con tutto il suo vigore.
Cerco, comunque, di isolarmi. Di solito, mi riesce bene, ma il fastidio è ormai montato.
Ora la signora in viola si fa seria, e sembra partecipe.
La conversazione mi arriva a sprazzi. Ora parlano di Internet. E' pieno di sesso e schifezze, signora mia! Da Internet ai giovani, il passo è breve e obbligato. Ma la colpa non è loro, è delle istituzioni, della scuola, dei politici.
Colgo una frase della signora in viola, fa riferimento alla mancata accettazione della lista del PdL, chiosa dicendo '...non sono capaci manco di presentare una lista, come fanno a governarci?'.
Il tono è rassegnato, non accusatorio.
La signora dai capelli rossi nota il libro che la signora in viola tiene tra le mani.
Io l'avevo notato già prima, non avevo letto il titolo, ma l'impostazione grafica lo aveva collocato di diritto nello scaffale 'Dianetics'.
Cerco, disperatamente di perdere interesse alla discussione, ma il tono della voce delle due è troppo invadente.
La ragazza vicino a me condivide il fastidio, ma il suo è un atteggiamento più sconsolato. Ci scambiamo un'occhiata, solleva le sopracciglie e si limita a sorridere stringendosi tra le spalle (el sue, di spalle).
Ora sono passate a farneticare di fisica quantistica, perchè, signora mia, questo libro è bellissimo, e spiega le 'interconnessioni quantistiche' tra ogni singolo individuo.
Parlano di mattoncini della vita...ma che ne vogliono sapere i giovani di oggi, che a scuola non fanno manco un poco di fisica quantistica...e restano ignoranti!
Non ne posso più.
Abbandono l'Avvocato Guerrieri e cerco rifugio nel mio iPod. Non presto neanche attenzione a cosa sto per ascoltare, mi vengono in soccorso i Wings di Silly love songs. La voce di Macca, per qualche secondo, mi porta altrove.
Ma le due incalzano.
Non so come, sono passate a parlare di immigrati.
Perchè è ora di dirlo, signora mia, che i veri razzisti, sono loro, mica noi!
Sono loro che vengono in Italia e ghettizzano noi!!
Lei, la signora dai capelli rossi, giura e spergiura di non aver mai visto del razzismo.
Mi vengono alla mente le immagini di gente di Scampia, o di Rosarno, che, increduli, chiedono all'intervistatore di turno di mostrare loro dove sia la camorra, o la 'ndrangheta, chè loro non l'hanno mai incontrata.
Mi ricorda in particolare un signora, vista di recente in un servizio delle Iene, una signora di Napoli, che rivolgendosi a Giulio Golia, lo esortava a mostrarle dove fosse la camorra, chè lei ci aveva da dirle due paroline!
E' troppo anche per la ragazza alla mia destra. Io sbuffo rumorosamente, lei si agita come se, di colpo, si fosse accorta di essere in una posizione scomoda.
Ma le due sono due torrenti in piena che, incontrandosi, mulinano.
Perchè questi immigrati, signora mia, se non trovano lavoro entro 5 anni, devono andare via!
Che poi, signora mia, questi vengono e ci rubano il lavoro, perchè non se ne stanno a casa loro? Che noi andiamo da loro a rubargli il lavoro?
Certo che no, andiamo a rubare loro solo le risorse naturali! Vorrei rispondere. loro Ma mi trattengo. Anche se continuo a sbuffare.
Ma mi ignorano, nonostante ogni mio sbuffo, sposti i capelli della signora in viola.
E poi, se guarda bene, signora mia, hanno tutti comprato case, e le affittano ad altri immigrati!
Per questo i prezzi delle case sono alti a Roma, cara signora mia!
Ecco svelato il mistero! La colpa è della lobby arabo-magrebina, che droga il mercato immobiliare.
Che scemo, a non pensarci prima!
Next stop Cavour.
La signora dai capelli rossi si avvia verso l'uscita. Continua a prendersela con gli immigrati, sta per affrontare, come da manuale, il capitolo realtivo all'argomento 'Gli immigrati e le nostre donne'.
Ma la fermata incombe, fortunatamente deve scendere. Si salutano con affetto. Si augurano di incontrarsi di nuovo, che ancora bisogna parlare degli zingari, dei ricchioni e di questa magistratura che vuole fare un golpe.
In un'altra vita, o almeno in un'altra dimensione, spero si incontrino, o magari in Ghana, mentre sono in cerca di lavoro, in fuga dall'Italia governata dai comunisti.
La signora in viola resta sola, il sorriso di circostanza è ora diventato un sorriso di compiacimento.
Ma almeno ora sta in silenzio.
Riprendo il mio libro, mi manca solo una fermata, ma posso provare a finire il capitolo.
Interrompo il Jet dello zio Paul che era appena decollato nelle cuffie, tanto so che lo ritroverò ancora in volo, quando vorrò risalire a bordo.
Rivolgo un ultimo sguardo alla ragazza di fianco. Finalmente ha trovato pace anche lei. Anche lei sorride, soddisfatta per aver superato l'ostacolo.
Colosseo, uscita lato bzzz...crrr...strr...



http://marcomedaglia.blogspot.com/2010/03/racconti-metropolitani-linea-b.html

martedì 2 marzo 2010

Le regole.

Questo post ha due premesse, obbligatorie.
Una di metodo, e una di merito (sperando si dica così!).
La prima, è che tutto quello che sto per scrivere, automaticamente, decadrà nel caso in cui venisse accertato che è stato commesso un reato, e che cioè sia stato realmente impedito fisicamente, come sostengono alcuni, al rappresentante del PdL di consegnare le liste, e non, come sostengono altri (tra cui il diretto interessato), che lo stesso si sia attardato ad addentare un panino, si presume, con la porchetta.
La seconda premessa, è una richiesta di fiducia. Nei miei confronti. Se questa cosa fosse successa 'dalle mie parti', il mio pensiero non sarebbe cambiato di una virgola (tanto più che, se la lista Pannella-Bonino in Lombardia, ha effettivamente consegnato del materiale incompleto, credo sia giusto che resti fuori!).
Fatte le premesse, d'obbligo, posso procedere.
All'indomani (o forse il giorno stesso?) del rigetto da parte della Corte d'Appello del ricorso presentato dal PdL, Roma è stata tappezzata da manifesti. Due, per la precisione. In uno veniamo avvisati la che non vogliono farci votare, e nell'altro che vogliono cancellare la democrazia. In entrambi, veniamo inviati, personalmente, singolarmente, a farci sentire.
Incisivi, non c'è che dire. Di impatto, indubbiamente.
Ma, come tutti i manifesti politici, hanno il difetto di rivolgersi solo la pancia dell'elettore, e non al suo cervello (ammesso che l'elettore medio ne abbia ancora uno!).
Innanzitutto, CHI, non vuole farmi votare, e CHI, vuole cancellare la democrazia?
Sono la stessa persona, o due diverse persone?
Un pò come le catene di Sant'Antonio su Internet: si parte da presupposti vaghi, solo per scatenare una reazione.
Ovviamente, la pancia dell'elettore di centro destra, a seconda della propria moderazione, individuerà questo fantomatico despota, di volta in volta, nei comunisti, in Di Pietro, nei magistrati talebani, nella Bonino, nel Presidente della Repubblica, o, perchè no?, in Santoro&Travaglio!
Tutto questo non fa altro che alimentare, ancora di più, e come se ce ne fosse bisogno, il clima di odio che pervade la politica italiana da 16 anni a questa parte.
Ma davvero la democrazia verrà cancellata, se davvero la lista del PdL non verrà ammessa alla tornata elettorale?
La democrazia, l'essenza fondamentale della Democrazia, non è il rispetto delle regole? Quel circolo virtuoso grazie al quale i diritti di ognuno, finiscono dove iniziano i diritti dell'altro? Quel sistema in cui diritti e doveri si alternano, si confondono?
Bene, e allora se 'le regole' prevedono che per presentare una lista, ci sia bisogno di un tot di firme da consegnare in un determinato posto, alla determinata ora, ad un determinato funzionario, e se la mia lista, per motivi (RIPETO!) che non sono conseguenza di un illecito commesso da altri, non rispetta una, o tutte, le regole di cui sopra, perchè dovrei lamentare una mancanza di democrazia?
Le regole le sapevo sin dall'inizio, non mi sono state cambiate in corsa.
Bastava rispettarle, e la democrazia avrebbe funzionato benissimo, non avrebbe rischiato di morire.
A fare da cornice ai manifesti, ci sono le dichiarazioni dei politici.
E devo dire la verità, a parte i proclami battaglieri che, immagino, facciano nei comizi e negli incontri con i propri sostenitori, le dichiarazioni pubbliche, fanno trapelare un certo imbarazzo, più che astio, rabbia nei confronti delle proprie mancanze, piuttosto che fango da buttare addosso al 'nemico'.
Anche se la loro strategia di difesa, sempre secondo il mio modesto parere, si basa, anche questa, su una 'falsità strumentale'.
Sostengono, infatti, che non sarebbe 'giusto' che il partito più importante, quello che parte accreditato di più consensi, venga escluso.
Sarebbe un crimine, sostengono, nei confronti dell'elettorato del PdL.
Sarò stupido (o magari semplicemente comunista), ma non riesco a vedere il nesso.
Un pò come se da domani, all'Inter, in virtù della conclamata superiorità rispetto alle altre squadre, fosse concesso di non rispettare le regole, magari consentendole di arrivare in campo 5 minuti prima degli avversari, e cominciare a giocare da soli.
O come se la Nutella, siccome è senza dubbio la più buona in assoluto, venisse venduta anche alla posta, o in banca, in barba alle regole della concorrenza.
O come se Vasco Rossi, siccome è il rocker italiano per antonomasia, impedisse a chiunque di fare concerti il giorno in cui si esibisce lui.
O come se Berlusconi, siccome è il politico più amato, si facesse le leggi su misura.
Sarebbe assurdo!



http://marcomedaglia.blogspot.com/2010/03/le-regole.html

venerdì 26 febbraio 2010

C.V.D.!

...come volevasi dimostrare!
Ero stato facile profeta, proprio ieri, quando i media hanno diffuso la notizia della prescrizione dell'avv. Mills.
Ero sicuro che i paladini della libertà ne avrebbero approfittato per fare la solita disinformazione.
Del resto, sono abilissimi nell'usare le loro armi di distrazione di massa, chè se così non fosse, questa banda di nani, clown e ballerine sarebbe a casa (o magari in galera!) già da un pezzo.
Ma non è così, Silvio è vivo, più che mai, e lotta insieme a noi!
Il titolone di oggi di Libero è l'esempio più rappresentativo dell'uso distorto e strumentale di una notizia, è la più classica delle rappresentazioni della 'scomparsa dei fatti'.
E si, perchè il vero fatto è che Mills, l'avvocato corrotto per fornire una falsa testimonanza, è stato riconosciuto sicuramente COLPEVOLE del reato ascrittogli, ma, essendo trascorsi i termini, il reato si è prescritto.
Berlusconi, in questo processo, bontà sua, non c'entra nulla, in quanto la sua posizione, grazie agli effetti temporanei del Lodo Alfano, era stata stralciata.
Questo cosa significa?
Significa che Berlusconi NON E' STATO (ancora) ASSOLTO, anzi, questa sentenza, che ha verificato l'esistenza del reato, rischia di essere una vera disgrazia per Berlusconi, perchè per lui la prescrizione è, al momento, sospesa, quindi, se non dovesse riuscire a trovare l'escamotage per evitare il processo, correrà il rischio di finire condannato, altro che assolto.
Ma nel frattempo, i giornalai di Libero, hanno fatto il loro titolone, peggiorando le cose nel sommario, dove vaticinano che le accuse (che poi, la l'istituto della prescrizione a Berlusconi riguarda i reati, mica le accuse!) sarnno prescritte.
Magari all'interno del giornale, nei vari articoli, anche se con modi soft, il concetto sarà spiegato meglio (giusto per evitare che qualcuno li denunci), ne sono (quasi) certo, ma, si sa, gli articoli di Libero non li leggono neanche i correttori di bozze, chè tanto l'importante è il titolone che finisce nelle rassegne stampa, da dare in pasto a chi forma la sua coscienza politica, sociale solo gaurdando la tv, e non cercando di approfondire e capire.
Tanto non serve. A loro.
Ha da passà a nuttata!...speriamo presto!

PS: ma se un giorno riuscissero davvero a far chiudere Anno Zero, il venerdi, Libero, cosa titolerà? Sarà mica costretto a pagare un giornalista vero, per scrivere un articolo vero, con un titolo vero?...mah!




http://marcomedaglia.blogspot.com/2010/02/cvd.html

lunedì 22 febbraio 2010

Perchè Sanremo è Sanremo!

E anche quest'anno, bontà nostra, abbiamo celebrato il rito del festivàl.
Puntuale come il Natale, il Ferragosto, le elezioni, è arrivato, ha creato polemiche, ed è finito.
Finito nel dimenticatoio, almeno finchè non inizieranno le polemiche per il prossimo festival.
Come le altre 59 volte, anche quest'anno, abbiamo avuto, tutti, la netta sensazione che le canzoni fossero peggio dello scorso anno.
Tutti, tranne gli organizzatori di turno, stando alle dichiarazioni dei quali, invece, incredibilmente, la qualità del festival è in continua ascesa. Sin dal 1951!
C'è da dire, che sono anni, ormai, che ci provano, ad ammazzarlo definitivamente 'sto festival.
Cambiano ogni anno le regole, le modalità di partecipazione, le modalità di votazione, i direttori artistici.
Oltre alla Rai e a Luzzato Fegiz, l'unica cosa che non cambia, è la costante di alcuni cantanti, uno zoccolo duro, che, a turno (...per fortuna!), onorano il festival della loro presenza: Cutugno, Al Bano, Peppino Di Capri, Ricchi e Poveri, Spagna e, fino a che morte non sopraggiunse, Mino Reitano.
Personaggi che escono di casa solo nella settimana del festival. Dopodichè, non li si vede manco alla Sagra della Sardella di Crucoli!
Ma lui no, il festival resiste.
Risorge ogni anno dalle proprie ceneri, si autocelebra e, alla fine, resta l'unica vera vetrina musicale italiana.
Certo, quest'anno con la piazza d'onore al trio regale, si sono toccate vette che manco ai tempi dei Jalisse, ma sarà poi proprio vero che, ogni anno, il festival è sempre peggio?
O, magari, è solo una nostra impressione?
Proviamo a fare un piccolo confronto. Senza scomodare gli anni d'oro del festival, quando incrociavano le ugole Battisti, Mina, Celentano, Modugno, Villa, Morandi e via discorrendo.
Confrontiamo gli ultimi due decenni. I '90 e gli '00.
Se è ormai assodato che a vincere è sempre la canzone che meno merita, c'è da dire che mentre nei '90 vincevano i Pooh, Cocciante, Giorgia, Ron, Ruggeri, la Oxa e Barbarossa, come a dire mostri sacri o più che onesti e dignitosi artisti, nel decennio appena trascorso, che era pur cominciato in modo nobile, con la vittoria degli Avion Travel, di fianco alle celebrazioni del talento puro di Elisa o della voce di Renga, abbiamo dovuto pagare dazio vedendo vincitori Alexia, Povia, Giò di Tonno, Marco Carta, l'ennesima reincarnazione dei Matia Bazar e un Cristicchi molto (ma molto) sottotono rispetto ai suoi standard. Capitolo a parte merita la vittoria di Masini, nel 2004. Un festival tutto particolare, quasi un contro-festival.
Fuori dal podio, a dire il vero, la maggior parte dei protagonisti ha cavalcato entrambi i decenni.
Però, mentre se per Mia Martini, Bertoli, Ivan Graziani e Bindi, la giustificazione è più che comprensibile, c'è da registrare che all'Ariston non si sono più rivisti Renato Zero, Finardi, Antonacci, Jannacci, Raf, Nino Buonocore, Sergio Caputo, per citare i primi che mi vengono in mente.
Nel nuovo millennio, però, sul palco dell'Ariston sono saliti personaggi del calibro di Cammariere, Mario Venuti, Gino Paoli, Stadio, i Nomadi o Concato. C'hanno provato anche alcuni 'outsider', come Le Vibrazioni, i Velvet, i Subsonica, gli Afterhours e i Bluvertigo. Tutti segati immediatamente.
Ma la vera differenza, ancora più preoccupante, la si nota passando alla categoria 'giovani'.
Tra il '90 e il '99, sono passati sotto le forche caudine di Sanremo: Marco Masini, Silvia Mezzanotte, Timoria, Statuto, Tosca, Gatto Panceri, Laura Pausini, Neri per caso, Nek, Rosario Di Bella, Marco Conidi, Bocelli, Irene Grandi, Joe Barbieri, Giorgia, Grignani, Daniele Silvestri, Marina Rei, Carmen Consoli, Petra Magoni, Alex Baroni, Niccolò Fabi, Max Gazzè, i Quintorigo, etc. etc.
Se si guarda il decennio appena tascorso, invece, il panorama è desolante.
A parte le vittorie della Tatangelo e di Dolcenera (e in attesa di verificare che Arisa e Moro non siano dei fuochi fatui), per il resto si sono visti di passaggio la Laquidara, L'Aura, Meneguzzi e i Tiromancino, oltre a veri e propri artisti di nicchia come Ivan Segreto e Pier Cortese.
Un capitolo intero, a parte, meriterebbe poi l'esclusione dopo la prima sera dei Negramaro (sic!).
Ma di episodi del genere, sono piene le cronache sanremesi!
Per il resto, il nulla assoluto.
Una sfilza di finti talenti che, dopo le luci della ribalta, sono stati ribaltati alla loro vita 'civile'.
Probabilmente, preferiscono tentare di entrare a X-Factor o ad Amici.
Tornando alla domanda di partenza...e si, mi sa che non è proprio un'impressione, e che i direttori artistici si sbaglaino di grosso.
Il festivàl, va sempre peggio!



http://marcomedaglia.blogspot.com/2010/02/perche-sanremo-e-sanremo.html

giovedì 11 febbraio 2010

Diaspora, 2009 da ricordare

da 'il Crotonese' di martedi 9 febbraio 2010

Roma - Sabato 30 gennaio si è celebrata, nei locali dell’Associazione Diaspora Petilina, in Roma, la tradizionale ‘Festa del tesseramento’.
Come accade ormai dalla nascita di questa associazione, e cioè da ben 8 anni, in concomitanza con l’Assemblea Annuale dei Soci, il Direttivo dell’Associazione ha organizzato una vera e propria festa, per fornire ai soci un’occasione per incontrarsi e, almeno per un pomeriggio, avere l’illusione di vivere tra le mura amiche del proprio paese.
Intorno alle 17:30 ha preso la parola il Presidente dell’Associazione, l’Avv. Luigi Parise, il quale, dando il benvenuto ai presenti, ha dato inizio all’Assemblea.
Dopo i convenevoli di rito, il Presidente è passato ad illustrare l’operato dell’Associazione nell’anno appena trascorso, elencando le attività svolte, le iniziative promosse e, perché no?, con una punta di giustificato orgoglio, i successi mietuti.
Prima di passare ad illustrare le attività del 2009, il Presidente Parise ha voluto sottolineare come l’Associazione, nata come promotrice di aggregazione tra i tanti petilini a Roma, col tempo, abbia alzato il tiro e, grazie al riconoscimento ottenuto dai ‘non petilini’, che hanno saputo riconoscere e apprezzare il lavoro di questa associazione, sia diventata un punto di riferimento nel panorama dell’associazionismo romano e non più, o non solo, un’associazione ‘partigiana’.
Il 2009 è stato un anno molto importante per la Diaspora, è stato l’anno, infatti, che ha visto consolidarsi l’attività teatrale dell’Associazione, che ha iniziato l’anno con l’ennesima replica dello spettacolo “‘U Zaraffa s’è ammugghiatu ‘e mutenne”, portando in scena la commedia in…Padania, presso l’Auditorium di Rho, a Milano (grazie al prezioso contributo degli amici di Roccabernarda dell’Associzione ‘Agorà’, di Cinisello Balsamo) e finendolo in bellezza, con la presentazione al pubblico romano, del nuovo lavoro, ‘Il figlio del mercante’, andato in scena in novembre nel Teatro di San Giustino, nel popolare quartiere Alessandrino, a Roma, un quartiere simbolo per l’emigrazione petilina a Roma.
Motivo di orgoglio, per la Diaspora, è anche il gruppo di ragazzi, anch’esso più che consolidato, che anima la squadra di calcio della Diaspora, che da diversi anni, ormai, partecipa, con alterne fortune, al campionato organizzato dall’ANSPI.
La squadra, ha spiegato il Presidente Parise, è composta da 20/30 ragazzi, provenienti da diversi paesi, non solo da Petilia e non solo dalla Calabria. Attingendo infatti dal nutrito vivaio che offre il mondo degli studenti fuorisede, la squadra è un perfetto e riuscitissimo esempio di melting pot, che supera i tradizionali campanilismi calcistici.
Ma l’attività della Diaspora non si è limitata a questo. Il 2009 è stato l’anno che ha visto nascere una nuova iniziativa, e cioè le visite guidate di alcuni siti di grande interesse storico, artistico e culturale di Roma. L’esperimento, che ha visto la luce nel mese di aprile, ha avuto un discreto e lusinghiero successo e, dopo le visite guidate che hanno portato decine di attenti e curiosi turisti per le vie del Celio nel primo appuntamento, dell’Aventino nel secondo appuntamento e alla scoperta del Barocco, nel terzo appuntamento, la Diaspora ha tutte le intenzioni di proseguire anche su questa strada.
Non sono mancati, ovviamente, gli appuntamenti ormai consolidati (e che continueranno anche nel 2010) come l’organizzazione del tradizionale viaggio in autobus in occasione del ‘Vennari ‘e marzu’ per assistere alla processione del Calvario, che attraverso le vie di Petilia, arriva fino al Convento della Santa Spina, e anche l’organizzazione di un autobus per riportare a casa i tanti petilini che vivono a Roma in occasione delle festività pasquali.
Altro motivo di orgoglio per la Diaspora, è l’attività di volontariato svolta in collaborazioni con importanti associazioni di livello nazionale, come l’AIL, o l’AIRC o la Comunità di Sant’Egidio.
Sempre forte, poi, è il legame con la comunità Ardorina in Roma, con la quale la Diaspora organizza, ogni anno, il tradizionale appuntamento di San Giuseppe, con la riproposizione del tradizionale ‘mmitu’, e la festa del rinnovo dei voti dei Missionari Ardorini, che si tiene, ogni anno, l’8 dicembre.
Il Presidente Parise, ha poi ricordato che la Diaspora è in prima linea, insieme alle associazioni di Petilia, nella promozione e nell’organizzazione dell’importante appuntamento che vedrà Petilia Policastro protagonista della trasmissione di RaiDue ‘Mezzogiorno in famiglia’, i prossimi 6 e 7 marzo.
A conclusione dell’illustrazione delle attività svolte nell’anno appena trascorso, ha preso la parola il tesoriere dell’Associazione, l’Avv. Luigi Lucente, il quale ha presentato il rendiconto economico e finanziario relativo al 2009.
L’anno, come spiegato dal tesoriere Lucente, si è chiuso con un avanzo di circa 2.000,00 €.
Grazie al prezioso contributo fornito dagli sponsor della squadra di calcio (il Villaggio Baffa di Trepidò, Saporito Vini di Petilia, e la pizzeria da Isidoro, di Guidonia di Tivoli) e ai soldi raccolti in occasione delle rappresentazioni teatrali e degli altri appuntamenti organizzati, è stato possibile acquistare le attrezzature per il gruppo teatrale.
L’importante risultato positivo ottenuto nel 2009, hanno poi spiegato sia il tesoriere Lucente che il segretario dell’Associazione, il Dott. Marco Scordamaglia, servirà per nuovi ‘investimenti’ per il 2010.
Il bilancio è stato poi messo ai voti, e approvato dall’Assemblea all’unanimità, per alzata di mano.
L’assemblea è continuata con l’intervento di alcuni soci i quali, tra le altre cose, si sono fatti portatori presso il Direttivo del desiderio di molti di voler fare della sede dell’Associazione (sita al civico 248/a di Via Prenestina a Roma) un punto di ritrovo e di riferimento fisico, per accentuare ancora di più l’intento aggregativo dell’Associazione.
Il Direttivo ha accolto positivamente la proposta, promettendo di discuterne al più presto sottolineando, però, che l’Associazione, per potersi migliorare e per poter venire incontro alle tante proposte che arrivano, ha un bisogno vitale dell’apporto dei soci.
Prima di concludere i lavori dell’Assemblea, il Presidente Parise ha pertanto fatto un appello ai presenti, invitandoli a partecipare (f)attivamente alla vita dell’Associazione, ricordando che la Diaspora non è ‘solo’ il Direttivo, ma ogni singolo socio.
L’Assemblea si è poi sciolta, dopo la benedizione della sede e dei presenti impartita da Padre Renato Gaglianone, il quale, anche nel ruolo di Presidente Onorario dell’Associazione, ha voluto sottolineare l’importanza del ruolo della Diaspora come motore di aggregazione condivisione.
I presenti si sono poi spostati al piano superiore della sede, dove la festa è continuata con un delizioso e abbondante aperitivo a base di piatti tipici calabresi, come ‘patate e spagnuali frijuti’, o anche ‘bruschette con sardella’, per non parlare di ‘suppressate’, ‘sazizze’ e dell’immancabile ‘pitta ccù passule’.
A conclusione della giornata, resta un solo, grande, rammarico.
I ‘petilini romani’, o comunque la maggior parte della comunità petilina a Roma, continuano, inspiegabilmente quanto ignobilmente, a snobbare le attività della Diaspora e a ignorare gli sforzi di queste persone, che sacrificano anche i loro affetti personali pur di mantenere viva l’Associazione.
A dispetto, infatti, dell’apparente ‘senso di appartenenza’ che sembra trasparire dalle centinaia di adesioni a gruppi nati su Facebook dedicati alle ‘vineddre’ di Petilia, piuttosto che a luoghi di ritrovo classici come ‘la villetta’, questo o quell’altro bar, o a gruppi che si propongono il nobile intento di diffondere il dialetto pulicastrise, tanto da proporne lezioni; a dispetto della voglia di riscatto sociale e culturale che si legge negli interventi in questi gruppi; a dispetto di un moto di orgoglio che sembra muovere questa passione.
A dispetto di tutto ciò, invece, sembra proprio che i petilini, oltre alle scorte di provole, caffè e insaccati vari, nelle loro valigie non abbiano dimenticato di far posto a quell’indolenza, tipica del nostro carattere, che ci fa lamentare di tutto e di tutti, ma che, con sublime codardia, ci impone di non muovere un dito per cambiare le cose, o almeno per supportare chi ci prova, a cambiare le cose.
A meno che non si tratti di muoverlo, il dito, per aggiungersi, con un semplice ‘click’ del mouse, ai quasi 1000 fan del gruppo su Facebook “Tutti i petilini in un solo gruppo”, salvo poi far finta di ignorare di averlo nella realtà un gruppo che si propone di aggregare tutti i petilini, proprio sotto casa.
Solo che bisogna uscire da quella casa, uscire allo scoperto, e ‘rischiare’ di persona, non solo per tramite di un avatar.



Marco Medaglia





http://marcomedaglia.blogspot.com/2010/02/diaspora-2009-da-ricordare.html