mercoledì 3 marzo 2010

Racconti metropolitani - Linea B - Direzione Laurentina (allontanarsi dalla linea gialla)

Di posto a sedere, manco a parlarne, però ho un confortevole posto in piedi, appoggiato e quindi in grado di reggere in mano un libro.
Sono immerso nelle avventure dell'Avvocato Guerrieri, che gioca a fare l'investigatore privato.
La metro si ferma. Si aprono le porte. Entra una signora, con un grosso borsone. Dietro di lei, un'altra signora, di viola vestita.
Le guardo con la coda dell'occhio, l'intento è di liquidarle immediatamente.
La signora in viola, forse troppo viola, è una signora minuta, distinta, e stringe tra le mani un libro, un quotidiano gratuito e degli occhiali.
L'altra signora attira per qualche secondo in più la mia attenzione.
Ha molti requisiti per essere relegata nel girone delle tipiche figure mitologiche che popolano i treni della metropolitana.
Ha un impermeabile che in alcuni punti si ricorda di essere stato bianco, ha i capelli di color rosso improbabile, con una ricrescita gialla. Oltre al borsone, grande ma apparentemente vuoto, tiene stretta sotto braccio una cartella portadocumenti in plastica, di quelle che regalano alla prima lezione del corso di inglese. Macchiata in più punti, e stracolma, tanto da non potersi chiudere.
Ma, soprattutto, ha il requisito fondamentale: entra in metro parlando ad alta voce, come a rivolgersi ad un'entità superiore, di cui solo lei è in grado di percepire la presenza.
La signora in viola ha un sorriso che, di primo acchito, classifico come di circostanza, forse anche imbarazzato.
La scena, che in un primo momento ero tentato di archiviare velocemente, mi distrae più del previsto. Cerco di prestare attenzione a quello che dice la figura mitologica. Ha un vocione, ma nel frattempo la metro accelera (...eccetera...eccetera...), e lei è girata di spalle, con movimenti goffi cerca di superare la precarietà dell'equilibrio. Danza quasi intorno al suo borsone, poggiato in terra.
Mi sembra di percepire la parola 'Comunisti'. La cosa si fa interessante. La signora in viola ha ancora il sorriso di prima, stampato in faccia. A meno che non sia una paresi, non è più di circostanza. E neanche più imbarazzato. Sembra, anzi, divertito. Moderatamente divertito. Il che mi convince sempre più che la signora dai capelli rossi è uno dei tanti santoni che girano per la città.
La metro raggiunge la velocità di crociera. Le due signore si piazzano davanti a me, una di fronte all'altra. La signora in viola resta la signora distinta di prima. La signora dai capelli rossi, da vicino, mi appare ancora più sciatta e in disordine di quanto non mi fosse sembrato prima.
Ha anche un occhio anarchico, che va per conto suo, infischiandosene di quello che fa l'altro.
La giaculatoria continua, e mi conferma che ce l'aveva proprio con i comunisti, e che lei non vuole vivere, sotto i comunisti. La signora in viola annuisce, con fare compassionevole e divertito.
Perchè sa, signora mia, cosa fanno in Cina? I condannati a morte, mica li ammazzano! E no, gli espiantano gli organi quando sono ancora in vita!
La cosa comincia ad infastidirmi. Non perchè la cosa mi sembri insensata, ma perchè dire che in Cina sono comunisti, è come dire che in Israele sono antisemiti!
Cerco rifugio tra le parole del libro. Ma le due sono troppo vicine, e il vocione della signora dai capelli rossi ora si propaga con tutto il suo vigore.
Cerco, comunque, di isolarmi. Di solito, mi riesce bene, ma il fastidio è ormai montato.
Ora la signora in viola si fa seria, e sembra partecipe.
La conversazione mi arriva a sprazzi. Ora parlano di Internet. E' pieno di sesso e schifezze, signora mia! Da Internet ai giovani, il passo è breve e obbligato. Ma la colpa non è loro, è delle istituzioni, della scuola, dei politici.
Colgo una frase della signora in viola, fa riferimento alla mancata accettazione della lista del PdL, chiosa dicendo '...non sono capaci manco di presentare una lista, come fanno a governarci?'.
Il tono è rassegnato, non accusatorio.
La signora dai capelli rossi nota il libro che la signora in viola tiene tra le mani.
Io l'avevo notato già prima, non avevo letto il titolo, ma l'impostazione grafica lo aveva collocato di diritto nello scaffale 'Dianetics'.
Cerco, disperatamente di perdere interesse alla discussione, ma il tono della voce delle due è troppo invadente.
La ragazza vicino a me condivide il fastidio, ma il suo è un atteggiamento più sconsolato. Ci scambiamo un'occhiata, solleva le sopracciglie e si limita a sorridere stringendosi tra le spalle (el sue, di spalle).
Ora sono passate a farneticare di fisica quantistica, perchè, signora mia, questo libro è bellissimo, e spiega le 'interconnessioni quantistiche' tra ogni singolo individuo.
Parlano di mattoncini della vita...ma che ne vogliono sapere i giovani di oggi, che a scuola non fanno manco un poco di fisica quantistica...e restano ignoranti!
Non ne posso più.
Abbandono l'Avvocato Guerrieri e cerco rifugio nel mio iPod. Non presto neanche attenzione a cosa sto per ascoltare, mi vengono in soccorso i Wings di Silly love songs. La voce di Macca, per qualche secondo, mi porta altrove.
Ma le due incalzano.
Non so come, sono passate a parlare di immigrati.
Perchè è ora di dirlo, signora mia, che i veri razzisti, sono loro, mica noi!
Sono loro che vengono in Italia e ghettizzano noi!!
Lei, la signora dai capelli rossi, giura e spergiura di non aver mai visto del razzismo.
Mi vengono alla mente le immagini di gente di Scampia, o di Rosarno, che, increduli, chiedono all'intervistatore di turno di mostrare loro dove sia la camorra, o la 'ndrangheta, chè loro non l'hanno mai incontrata.
Mi ricorda in particolare un signora, vista di recente in un servizio delle Iene, una signora di Napoli, che rivolgendosi a Giulio Golia, lo esortava a mostrarle dove fosse la camorra, chè lei ci aveva da dirle due paroline!
E' troppo anche per la ragazza alla mia destra. Io sbuffo rumorosamente, lei si agita come se, di colpo, si fosse accorta di essere in una posizione scomoda.
Ma le due sono due torrenti in piena che, incontrandosi, mulinano.
Perchè questi immigrati, signora mia, se non trovano lavoro entro 5 anni, devono andare via!
Che poi, signora mia, questi vengono e ci rubano il lavoro, perchè non se ne stanno a casa loro? Che noi andiamo da loro a rubargli il lavoro?
Certo che no, andiamo a rubare loro solo le risorse naturali! Vorrei rispondere. loro Ma mi trattengo. Anche se continuo a sbuffare.
Ma mi ignorano, nonostante ogni mio sbuffo, sposti i capelli della signora in viola.
E poi, se guarda bene, signora mia, hanno tutti comprato case, e le affittano ad altri immigrati!
Per questo i prezzi delle case sono alti a Roma, cara signora mia!
Ecco svelato il mistero! La colpa è della lobby arabo-magrebina, che droga il mercato immobiliare.
Che scemo, a non pensarci prima!
Next stop Cavour.
La signora dai capelli rossi si avvia verso l'uscita. Continua a prendersela con gli immigrati, sta per affrontare, come da manuale, il capitolo realtivo all'argomento 'Gli immigrati e le nostre donne'.
Ma la fermata incombe, fortunatamente deve scendere. Si salutano con affetto. Si augurano di incontrarsi di nuovo, che ancora bisogna parlare degli zingari, dei ricchioni e di questa magistratura che vuole fare un golpe.
In un'altra vita, o almeno in un'altra dimensione, spero si incontrino, o magari in Ghana, mentre sono in cerca di lavoro, in fuga dall'Italia governata dai comunisti.
La signora in viola resta sola, il sorriso di circostanza è ora diventato un sorriso di compiacimento.
Ma almeno ora sta in silenzio.
Riprendo il mio libro, mi manca solo una fermata, ma posso provare a finire il capitolo.
Interrompo il Jet dello zio Paul che era appena decollato nelle cuffie, tanto so che lo ritroverò ancora in volo, quando vorrò risalire a bordo.
Rivolgo un ultimo sguardo alla ragazza di fianco. Finalmente ha trovato pace anche lei. Anche lei sorride, soddisfatta per aver superato l'ostacolo.
Colosseo, uscita lato bzzz...crrr...strr...



http://marcomedaglia.blogspot.com/2010/03/racconti-metropolitani-linea-b.html

2 commenti:

vica ha detto...

Potrei scriverci un libro, su quello che vedo e sento in metro ogni mattina. Non riuscendo mai a finire di leggere il libro che altri hanno scritto per me, purtroppo.

Anonimo ha detto...

Ma non ti sei accorto che la signora in viola ero io con una parrucca? A parte gli scherzi, anch'io ieri ho visto un signore anziano nella sala d'attesa dell'ospedale di Pesaro che, vedendo un ragazzo malato marocchino, ha cercato di intavolare una discussione razzistica con la signora al suo fianco. Per fortuna, la signora al suo fianco era mia mamma che, con pazienza, cercava di annuire e non rispondere. Poi, per fortuna, mi hanno chiamato per la visita e il mio nervosismo che stava arrivando all'apice è scemato.
Ciao ciao
Karl