venerdì 26 febbraio 2010

C.V.D.!

...come volevasi dimostrare!
Ero stato facile profeta, proprio ieri, quando i media hanno diffuso la notizia della prescrizione dell'avv. Mills.
Ero sicuro che i paladini della libertà ne avrebbero approfittato per fare la solita disinformazione.
Del resto, sono abilissimi nell'usare le loro armi di distrazione di massa, chè se così non fosse, questa banda di nani, clown e ballerine sarebbe a casa (o magari in galera!) già da un pezzo.
Ma non è così, Silvio è vivo, più che mai, e lotta insieme a noi!
Il titolone di oggi di Libero è l'esempio più rappresentativo dell'uso distorto e strumentale di una notizia, è la più classica delle rappresentazioni della 'scomparsa dei fatti'.
E si, perchè il vero fatto è che Mills, l'avvocato corrotto per fornire una falsa testimonanza, è stato riconosciuto sicuramente COLPEVOLE del reato ascrittogli, ma, essendo trascorsi i termini, il reato si è prescritto.
Berlusconi, in questo processo, bontà sua, non c'entra nulla, in quanto la sua posizione, grazie agli effetti temporanei del Lodo Alfano, era stata stralciata.
Questo cosa significa?
Significa che Berlusconi NON E' STATO (ancora) ASSOLTO, anzi, questa sentenza, che ha verificato l'esistenza del reato, rischia di essere una vera disgrazia per Berlusconi, perchè per lui la prescrizione è, al momento, sospesa, quindi, se non dovesse riuscire a trovare l'escamotage per evitare il processo, correrà il rischio di finire condannato, altro che assolto.
Ma nel frattempo, i giornalai di Libero, hanno fatto il loro titolone, peggiorando le cose nel sommario, dove vaticinano che le accuse (che poi, la l'istituto della prescrizione a Berlusconi riguarda i reati, mica le accuse!) sarnno prescritte.
Magari all'interno del giornale, nei vari articoli, anche se con modi soft, il concetto sarà spiegato meglio (giusto per evitare che qualcuno li denunci), ne sono (quasi) certo, ma, si sa, gli articoli di Libero non li leggono neanche i correttori di bozze, chè tanto l'importante è il titolone che finisce nelle rassegne stampa, da dare in pasto a chi forma la sua coscienza politica, sociale solo gaurdando la tv, e non cercando di approfondire e capire.
Tanto non serve. A loro.
Ha da passà a nuttata!...speriamo presto!

PS: ma se un giorno riuscissero davvero a far chiudere Anno Zero, il venerdi, Libero, cosa titolerà? Sarà mica costretto a pagare un giornalista vero, per scrivere un articolo vero, con un titolo vero?...mah!




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lunedì 22 febbraio 2010

Perchè Sanremo è Sanremo!

E anche quest'anno, bontà nostra, abbiamo celebrato il rito del festivàl.
Puntuale come il Natale, il Ferragosto, le elezioni, è arrivato, ha creato polemiche, ed è finito.
Finito nel dimenticatoio, almeno finchè non inizieranno le polemiche per il prossimo festival.
Come le altre 59 volte, anche quest'anno, abbiamo avuto, tutti, la netta sensazione che le canzoni fossero peggio dello scorso anno.
Tutti, tranne gli organizzatori di turno, stando alle dichiarazioni dei quali, invece, incredibilmente, la qualità del festival è in continua ascesa. Sin dal 1951!
C'è da dire, che sono anni, ormai, che ci provano, ad ammazzarlo definitivamente 'sto festival.
Cambiano ogni anno le regole, le modalità di partecipazione, le modalità di votazione, i direttori artistici.
Oltre alla Rai e a Luzzato Fegiz, l'unica cosa che non cambia, è la costante di alcuni cantanti, uno zoccolo duro, che, a turno (...per fortuna!), onorano il festival della loro presenza: Cutugno, Al Bano, Peppino Di Capri, Ricchi e Poveri, Spagna e, fino a che morte non sopraggiunse, Mino Reitano.
Personaggi che escono di casa solo nella settimana del festival. Dopodichè, non li si vede manco alla Sagra della Sardella di Crucoli!
Ma lui no, il festival resiste.
Risorge ogni anno dalle proprie ceneri, si autocelebra e, alla fine, resta l'unica vera vetrina musicale italiana.
Certo, quest'anno con la piazza d'onore al trio regale, si sono toccate vette che manco ai tempi dei Jalisse, ma sarà poi proprio vero che, ogni anno, il festival è sempre peggio?
O, magari, è solo una nostra impressione?
Proviamo a fare un piccolo confronto. Senza scomodare gli anni d'oro del festival, quando incrociavano le ugole Battisti, Mina, Celentano, Modugno, Villa, Morandi e via discorrendo.
Confrontiamo gli ultimi due decenni. I '90 e gli '00.
Se è ormai assodato che a vincere è sempre la canzone che meno merita, c'è da dire che mentre nei '90 vincevano i Pooh, Cocciante, Giorgia, Ron, Ruggeri, la Oxa e Barbarossa, come a dire mostri sacri o più che onesti e dignitosi artisti, nel decennio appena trascorso, che era pur cominciato in modo nobile, con la vittoria degli Avion Travel, di fianco alle celebrazioni del talento puro di Elisa o della voce di Renga, abbiamo dovuto pagare dazio vedendo vincitori Alexia, Povia, Giò di Tonno, Marco Carta, l'ennesima reincarnazione dei Matia Bazar e un Cristicchi molto (ma molto) sottotono rispetto ai suoi standard. Capitolo a parte merita la vittoria di Masini, nel 2004. Un festival tutto particolare, quasi un contro-festival.
Fuori dal podio, a dire il vero, la maggior parte dei protagonisti ha cavalcato entrambi i decenni.
Però, mentre se per Mia Martini, Bertoli, Ivan Graziani e Bindi, la giustificazione è più che comprensibile, c'è da registrare che all'Ariston non si sono più rivisti Renato Zero, Finardi, Antonacci, Jannacci, Raf, Nino Buonocore, Sergio Caputo, per citare i primi che mi vengono in mente.
Nel nuovo millennio, però, sul palco dell'Ariston sono saliti personaggi del calibro di Cammariere, Mario Venuti, Gino Paoli, Stadio, i Nomadi o Concato. C'hanno provato anche alcuni 'outsider', come Le Vibrazioni, i Velvet, i Subsonica, gli Afterhours e i Bluvertigo. Tutti segati immediatamente.
Ma la vera differenza, ancora più preoccupante, la si nota passando alla categoria 'giovani'.
Tra il '90 e il '99, sono passati sotto le forche caudine di Sanremo: Marco Masini, Silvia Mezzanotte, Timoria, Statuto, Tosca, Gatto Panceri, Laura Pausini, Neri per caso, Nek, Rosario Di Bella, Marco Conidi, Bocelli, Irene Grandi, Joe Barbieri, Giorgia, Grignani, Daniele Silvestri, Marina Rei, Carmen Consoli, Petra Magoni, Alex Baroni, Niccolò Fabi, Max Gazzè, i Quintorigo, etc. etc.
Se si guarda il decennio appena tascorso, invece, il panorama è desolante.
A parte le vittorie della Tatangelo e di Dolcenera (e in attesa di verificare che Arisa e Moro non siano dei fuochi fatui), per il resto si sono visti di passaggio la Laquidara, L'Aura, Meneguzzi e i Tiromancino, oltre a veri e propri artisti di nicchia come Ivan Segreto e Pier Cortese.
Un capitolo intero, a parte, meriterebbe poi l'esclusione dopo la prima sera dei Negramaro (sic!).
Ma di episodi del genere, sono piene le cronache sanremesi!
Per il resto, il nulla assoluto.
Una sfilza di finti talenti che, dopo le luci della ribalta, sono stati ribaltati alla loro vita 'civile'.
Probabilmente, preferiscono tentare di entrare a X-Factor o ad Amici.
Tornando alla domanda di partenza...e si, mi sa che non è proprio un'impressione, e che i direttori artistici si sbaglaino di grosso.
Il festivàl, va sempre peggio!



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giovedì 11 febbraio 2010

Diaspora, 2009 da ricordare

da 'il Crotonese' di martedi 9 febbraio 2010

Roma - Sabato 30 gennaio si è celebrata, nei locali dell’Associazione Diaspora Petilina, in Roma, la tradizionale ‘Festa del tesseramento’.
Come accade ormai dalla nascita di questa associazione, e cioè da ben 8 anni, in concomitanza con l’Assemblea Annuale dei Soci, il Direttivo dell’Associazione ha organizzato una vera e propria festa, per fornire ai soci un’occasione per incontrarsi e, almeno per un pomeriggio, avere l’illusione di vivere tra le mura amiche del proprio paese.
Intorno alle 17:30 ha preso la parola il Presidente dell’Associazione, l’Avv. Luigi Parise, il quale, dando il benvenuto ai presenti, ha dato inizio all’Assemblea.
Dopo i convenevoli di rito, il Presidente è passato ad illustrare l’operato dell’Associazione nell’anno appena trascorso, elencando le attività svolte, le iniziative promosse e, perché no?, con una punta di giustificato orgoglio, i successi mietuti.
Prima di passare ad illustrare le attività del 2009, il Presidente Parise ha voluto sottolineare come l’Associazione, nata come promotrice di aggregazione tra i tanti petilini a Roma, col tempo, abbia alzato il tiro e, grazie al riconoscimento ottenuto dai ‘non petilini’, che hanno saputo riconoscere e apprezzare il lavoro di questa associazione, sia diventata un punto di riferimento nel panorama dell’associazionismo romano e non più, o non solo, un’associazione ‘partigiana’.
Il 2009 è stato un anno molto importante per la Diaspora, è stato l’anno, infatti, che ha visto consolidarsi l’attività teatrale dell’Associazione, che ha iniziato l’anno con l’ennesima replica dello spettacolo “‘U Zaraffa s’è ammugghiatu ‘e mutenne”, portando in scena la commedia in…Padania, presso l’Auditorium di Rho, a Milano (grazie al prezioso contributo degli amici di Roccabernarda dell’Associzione ‘Agorà’, di Cinisello Balsamo) e finendolo in bellezza, con la presentazione al pubblico romano, del nuovo lavoro, ‘Il figlio del mercante’, andato in scena in novembre nel Teatro di San Giustino, nel popolare quartiere Alessandrino, a Roma, un quartiere simbolo per l’emigrazione petilina a Roma.
Motivo di orgoglio, per la Diaspora, è anche il gruppo di ragazzi, anch’esso più che consolidato, che anima la squadra di calcio della Diaspora, che da diversi anni, ormai, partecipa, con alterne fortune, al campionato organizzato dall’ANSPI.
La squadra, ha spiegato il Presidente Parise, è composta da 20/30 ragazzi, provenienti da diversi paesi, non solo da Petilia e non solo dalla Calabria. Attingendo infatti dal nutrito vivaio che offre il mondo degli studenti fuorisede, la squadra è un perfetto e riuscitissimo esempio di melting pot, che supera i tradizionali campanilismi calcistici.
Ma l’attività della Diaspora non si è limitata a questo. Il 2009 è stato l’anno che ha visto nascere una nuova iniziativa, e cioè le visite guidate di alcuni siti di grande interesse storico, artistico e culturale di Roma. L’esperimento, che ha visto la luce nel mese di aprile, ha avuto un discreto e lusinghiero successo e, dopo le visite guidate che hanno portato decine di attenti e curiosi turisti per le vie del Celio nel primo appuntamento, dell’Aventino nel secondo appuntamento e alla scoperta del Barocco, nel terzo appuntamento, la Diaspora ha tutte le intenzioni di proseguire anche su questa strada.
Non sono mancati, ovviamente, gli appuntamenti ormai consolidati (e che continueranno anche nel 2010) come l’organizzazione del tradizionale viaggio in autobus in occasione del ‘Vennari ‘e marzu’ per assistere alla processione del Calvario, che attraverso le vie di Petilia, arriva fino al Convento della Santa Spina, e anche l’organizzazione di un autobus per riportare a casa i tanti petilini che vivono a Roma in occasione delle festività pasquali.
Altro motivo di orgoglio per la Diaspora, è l’attività di volontariato svolta in collaborazioni con importanti associazioni di livello nazionale, come l’AIL, o l’AIRC o la Comunità di Sant’Egidio.
Sempre forte, poi, è il legame con la comunità Ardorina in Roma, con la quale la Diaspora organizza, ogni anno, il tradizionale appuntamento di San Giuseppe, con la riproposizione del tradizionale ‘mmitu’, e la festa del rinnovo dei voti dei Missionari Ardorini, che si tiene, ogni anno, l’8 dicembre.
Il Presidente Parise, ha poi ricordato che la Diaspora è in prima linea, insieme alle associazioni di Petilia, nella promozione e nell’organizzazione dell’importante appuntamento che vedrà Petilia Policastro protagonista della trasmissione di RaiDue ‘Mezzogiorno in famiglia’, i prossimi 6 e 7 marzo.
A conclusione dell’illustrazione delle attività svolte nell’anno appena trascorso, ha preso la parola il tesoriere dell’Associazione, l’Avv. Luigi Lucente, il quale ha presentato il rendiconto economico e finanziario relativo al 2009.
L’anno, come spiegato dal tesoriere Lucente, si è chiuso con un avanzo di circa 2.000,00 €.
Grazie al prezioso contributo fornito dagli sponsor della squadra di calcio (il Villaggio Baffa di Trepidò, Saporito Vini di Petilia, e la pizzeria da Isidoro, di Guidonia di Tivoli) e ai soldi raccolti in occasione delle rappresentazioni teatrali e degli altri appuntamenti organizzati, è stato possibile acquistare le attrezzature per il gruppo teatrale.
L’importante risultato positivo ottenuto nel 2009, hanno poi spiegato sia il tesoriere Lucente che il segretario dell’Associazione, il Dott. Marco Scordamaglia, servirà per nuovi ‘investimenti’ per il 2010.
Il bilancio è stato poi messo ai voti, e approvato dall’Assemblea all’unanimità, per alzata di mano.
L’assemblea è continuata con l’intervento di alcuni soci i quali, tra le altre cose, si sono fatti portatori presso il Direttivo del desiderio di molti di voler fare della sede dell’Associazione (sita al civico 248/a di Via Prenestina a Roma) un punto di ritrovo e di riferimento fisico, per accentuare ancora di più l’intento aggregativo dell’Associazione.
Il Direttivo ha accolto positivamente la proposta, promettendo di discuterne al più presto sottolineando, però, che l’Associazione, per potersi migliorare e per poter venire incontro alle tante proposte che arrivano, ha un bisogno vitale dell’apporto dei soci.
Prima di concludere i lavori dell’Assemblea, il Presidente Parise ha pertanto fatto un appello ai presenti, invitandoli a partecipare (f)attivamente alla vita dell’Associazione, ricordando che la Diaspora non è ‘solo’ il Direttivo, ma ogni singolo socio.
L’Assemblea si è poi sciolta, dopo la benedizione della sede e dei presenti impartita da Padre Renato Gaglianone, il quale, anche nel ruolo di Presidente Onorario dell’Associazione, ha voluto sottolineare l’importanza del ruolo della Diaspora come motore di aggregazione condivisione.
I presenti si sono poi spostati al piano superiore della sede, dove la festa è continuata con un delizioso e abbondante aperitivo a base di piatti tipici calabresi, come ‘patate e spagnuali frijuti’, o anche ‘bruschette con sardella’, per non parlare di ‘suppressate’, ‘sazizze’ e dell’immancabile ‘pitta ccù passule’.
A conclusione della giornata, resta un solo, grande, rammarico.
I ‘petilini romani’, o comunque la maggior parte della comunità petilina a Roma, continuano, inspiegabilmente quanto ignobilmente, a snobbare le attività della Diaspora e a ignorare gli sforzi di queste persone, che sacrificano anche i loro affetti personali pur di mantenere viva l’Associazione.
A dispetto, infatti, dell’apparente ‘senso di appartenenza’ che sembra trasparire dalle centinaia di adesioni a gruppi nati su Facebook dedicati alle ‘vineddre’ di Petilia, piuttosto che a luoghi di ritrovo classici come ‘la villetta’, questo o quell’altro bar, o a gruppi che si propongono il nobile intento di diffondere il dialetto pulicastrise, tanto da proporne lezioni; a dispetto della voglia di riscatto sociale e culturale che si legge negli interventi in questi gruppi; a dispetto di un moto di orgoglio che sembra muovere questa passione.
A dispetto di tutto ciò, invece, sembra proprio che i petilini, oltre alle scorte di provole, caffè e insaccati vari, nelle loro valigie non abbiano dimenticato di far posto a quell’indolenza, tipica del nostro carattere, che ci fa lamentare di tutto e di tutti, ma che, con sublime codardia, ci impone di non muovere un dito per cambiare le cose, o almeno per supportare chi ci prova, a cambiare le cose.
A meno che non si tratti di muoverlo, il dito, per aggiungersi, con un semplice ‘click’ del mouse, ai quasi 1000 fan del gruppo su Facebook “Tutti i petilini in un solo gruppo”, salvo poi far finta di ignorare di averlo nella realtà un gruppo che si propone di aggregare tutti i petilini, proprio sotto casa.
Solo che bisogna uscire da quella casa, uscire allo scoperto, e ‘rischiare’ di persona, non solo per tramite di un avatar.



Marco Medaglia





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venerdì 5 febbraio 2010

Crackete!

Visto che un pò tutti si sono sentiti in dovere di dire la propria sull'argomento, io non mi tiro indietro.
Ritengo di poter 'commentare' la vicenda godendo di un punto di osservazione privilegiato.
Su Morgan, infatti, non ho nessun pregiudizio. Artistico o personale.
Credo sia un ottimo musicista. Ha dimostrato di essere anche un buon pigmalione.
Il suo modo di fare, a volte mi piace, altre meno.
In conclusione, non ha un posto nel mio pantheon, ma non è neanche in una black list.
Detto questo, dopo aver letto, come tutti, l'intervista rilasciata a Max, il mio primo, perentorio, secco, commento è stato un lapidario 'E' un coglione!'.
A distanza di giorni, dopo le solite smentite e le altrettatno scontate controsmentite, dopo tutto il fracasso montato su e dopo anche l'immancabile puntata di Porta a Porta (non l'ho vista, avevo il terrore che spuntasse un plastico dell'appartamento di Morgan!), non ho mutato idea: resta un coglione!
Ma non perchè faccia uso di droghe, o perchè lo abbia dichiarato pubblicamente, anzi, il fatto che abbia avuto il coraggio di rompere il muro di ipocrisia e omertà che nasconde, alla vista di noi comuni mortali, l'abuso che di droga si fa nello sfavillante mondo dello spettacolo, ha avuto la sola conseguenza di farmene apprezzare la coraggiosa sincerità.
Che Morgan si droghi, non è un mio problema. La vita è sua, può farne l'uso che più gli aggrada.
La gravità (IMHO) sta nel fatto che Morgan abbia sostenuto chiaramente che fumare basi di cocaina lo aiuti a dissipare le nebbie della depressione.
Sostiene, Morgan, che potè la cocaina, dove i farmaci prescritti dai medici fallirono.
Ma Morgan, per quanto giochi a fare il poeta maledetto non può, non deve, ignorare o sottovalutare l'eco che, inevitabilmente, le sue dichiarazioni avranno sul 'pubblico'.
Non può, Morgan, non pensare che una 'dichiarazione' del genere potrebbe avere un effetto devastante su un ragazzino che soffre di depressione, o che crede di soffrirne.
Molti, anche tra i miei amici, hanno sostenuto che Morgan ha avuto la sola colpa di dire ciò che tanti altri nascondono.
Ribadisco, ho ammirato la sua schiettezza, ma non posso non 'condannare' la superficialità con cui ha confezionato la sua sincerità.
Discorso a parte, invece, meritano tutti quelli che, intorno al cadavere di Morgan, hanno cercato di imbastire il solito circo.
A cominciare dalle solite, inutili, ipocrite 'sentenze' contenute negli strali dei politici, che, ovviamente, non si sono fatti sfuggire l'occasione di presentare la loro faccia di cazzo davanti alle telecamere.
Loro, che hanno avuto il coraggio di difendere quel senatore beccato a consumare cocaina in compagnia di prostitute, dicendo che non c'aveva colpa, il poveretto, e che la soluzione sarebbe stata aumentare lo stipendio ai parlamentari, per favorirne il ricongiungimento familiare!
Loro, che hanno bloccato un servizio de Le Iene dal quale veniva fuori che 1 parlamentare su 3 era positivo al test antidoping!!
Loro, che pur di porsi sopra le leggi, si votano l'impunità!!!
Questi parassiti della società si permettono il lusso di fare la morale, di invocare il controllo antidoping al Festival di Sanremo, mentre tengono lontani i cani poliziotto dalle aule del Parlamento.
A ruota è partita l'autodifesa dell'altra casta, quella della televisione, che ha dato un 'segnale forte', escludendo Morgan dal prossimo festival.
Anche se non si capisce in base a quale articolo del regolamento sia stata presa questa decisione.
Forse perchè Morgan fa uso di droghe? Beh, allora manco il coro della parrocchia potrebbe salire sul palco dell'Ariston!
Con un moto di orgoglio e di onestà intellettuale, anche se senza alzare troppo la voce, a difesa di Morgan (oltre ad un nutrito gruppo di gente comune) si è schierata buona parte dei suoi colleghi.
Alla fine della fiera, grazie all'inutile polverone alzato, finirà nel dimenticatoio (perchè poco interessante per gli sciacalli mediatici) il contrito passo indietro di Morgan, resterà invece nella storia un cantante che ha dichiarato pubblicamente di fare uso di cocaina, ed è stato escluso dal festival.
Rendendo la cosa ancora più 'mitica'.




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