lunedì 14 giugno 2010

Mùndial

Nel '74 non avevo manco un anno.
Parola chiave: biberon.
Nel '78 non avevo ancora scoperto la funzione 'back up dai dati', quindi, se pure ho visto qualcosa, non me lo ricordo. Ed è un peccato, perchè, a detta di molti, è stata una delle più belle nazionali di sempre.
Parola chiave: file not found.
Nell'82 di anni ne avevo 9 e quei mondiali li ricordo benissimo.
Certo, nella mia memoria i ricordi si confondono con i racconti di altri, con le immagini della televisione.
E' possibile che in quel momento non fossi in grado di emozionarmi per Pertini che si alza in piedi e farmi accapponare la pelle dall'urlo di Tardelli (cose che, comunque, mi capitano tutt'ora, ogni volta che quelle immagini mi passano davanti), ma il salotto di casa dei miei zii a Crotone, la loro televisione Philips a colori e la sfilata sotto il palazzo dell'Euromoda, sono tutti ricordi miei.
Parola chiave: zoffgentilecabrini...
Nell'86, oltre alla sfida mondiale, avevo da affrontare la sfida degli esami di 3a media.
Ovviamente, ero più preparato sui mondiali, che per l'esame.
Quelli sono stati i mondiali della dipendenza da calcio, in quel periodo non mi perdevo un numero dell'Intrepido Sport e di Hurrà Juventus, oltre a tutti i giornali sportivi del lunedi e del giovedi dopo le coppe.
Parole chiave: Platini e Maradona.
Nel '90 non avevo una beneamata mazza da fare: in qeugli anni, l'estate cominciava il 31 maggio, e finiva ad ottobre, quindi mi sono sorbito anche Emirati Arabi-Colombia! (0-2, per la cronaca).
Sono stati i primi mondiali visti insieme agli amici (soprattutto a casa di Carlo): si iniziava a mangiare prima che iniziasse la partita (chè sennò poi ci distraiamo), ma puntualmente, l'inizio delle sfilate ci sorprendeva ancora col boccone in bocca!
E' stata una gran delusione non vincerli, quei mondiali, ma che belli che sono stati.
Parola chiave: Totò 'Squillace'.
Nel '94 i primi (di molti!) mondiali da universitario: i mondiali a Roma!
Per dirla alla Galeazzi, non avrei scommesso manco un copeco su quella nazionale, e invece, tra un colpo di culo e un dribbling di Baggio, eccoci a Pasadena, in finale, a giocarcela con il Brasile. Romario&Bebeto contro Apolloni&Mussi...e ho detto tutto!
Quelli sono stati i mondiali del terrazzo a casa di Carlo e Paolo: grandi tavolate e tante birra.
Non l'ho mai detto, ma l'ho sempre pensato: quei mondiali li abbiamo persi per colpa mia, che scesi in Calabria giusto per la finale!
Parole chiave: Baggio e birra.
Nel '98 il secondo mondiale da universitario, il primo da fuori corso (!), il primo nella casa di Monti Tiburtini.
Il terrazzino sempre pieno di gente (anche sconosciuti), le lattine piene nel ghiaccio, dentro le bacinelle (avessi impiegato gli stessi neuroni che ho utilizzato per risolvere problemi stupidi, per studiare, a quest'ora Trichet sarebbe un mio praticante!) e quelle vuote sul davanzale.
Peccato sia finito tutto così presto.
Parole chiave: birra e Di Biagio.
Nel 2002, primi mondiali del 3° millennio, 3° da universitario, 2° da fuoricorso, 1° da socio sostenitore de La Sapienza ma, soprattutto, primi mondiali al V piano.
Stesso copione di quelli precedenti, solo che invece del terrazzino, eravamo tutti stipati in camera mia, davanti ad un ventilatore.
Quelli sono stati i mondiali della prima (e ultima) partita pasteggiata a caffelatte e cornetti (ma già all'intervallo, spuntarono le prime birre!).
Era una gran bella nazionale, l'unica volta che ero strasicuro che saremmo arrivati lontano.
Unica soddisfazione, la Francia che torna subito a casa, senza segnare manco un gol!
Maledetto Moreno!
Parola chiave: birra.
2006: l'anno del trionfo. I primi mondiali da 'lavoratore' e i primi mondiali vissuti da spettatore, e non da protagonista. Orfano di (quasi) tutta la 'compagnia del pallone' ho dovuto sopportare persino l'onta di guardare una partita da solo!
Per fortuna gli amici si vedono nel momento del bisogno e per la finale siamo di nuovo tutti (o quasi) insieme (chi di persona, chi al telefono, chi in spirito), per l'ultima volta al V piano, seduti a terra con il ventilatore che cerca di contrastare gli effetti dell'alcol.
Parole chiave: birra e Checco Zalone.
2010...to be continued...


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lunedì 7 giugno 2010

Il Camilleri minore

Se un giorno ci sarà (ancora) una scuola e una letteratura italiana (magari scritta da Dell'Utri, con la prefazione di Bondi e distribuita insieme agli abbonamenti a Mediaset Premium) da studiare, al capitolo dedicato a Camilleri (sempre che vi siano riportati anche gli autori 'comunisti'), questo libro sarà relegato nel paragrafo delle 'Opere minori', un pò come la Quaestio de aqua et terra di Dante, o gli Inni Sacri di Manzoni.
Non è solo (o soprattutto) una questione di 'prevenzione'.
Certo, il fatto che il libro sia uscito per i tipi Mondadori, ha fatto storcere un pò il naso ai 'puristi'. E si, perchè i libri scritti per la Mondadori da Sommo, sembrano essere scritti con la mano mancina (certo, meglio un Camilleri a mezzo servizio, che un Moccia a tempo pieno!), anche se non sono mancati libri gradevoli (tutto sommato, Il tailleur grigio era un buon romanzo), best sellers (beh, con Montalbano è decisamente difficile fallire!) ed esperimenti curiosi (Il colore del sole, per esempio), la sensazione (almeno mia) è che il Sommo destini alla Mondadori scritti minori, tanto per onorare un contratto, riservando alla Sellerio le cose migliori.
Magari capita che uno scritto minore, abbia successo, all'insaputa dello scrittore.
E' successo.
Succede.
Continuerà a succedere.
Ma di certo non è il caso de Un sabato, con gli amici.
Già dal titolo, il romanzo lascia trasparire banalità (vuoi mettere un Il nipote del Negus o La forma dell'acqua?), anzi, sembra quasi un messaggio subliminale del Sommo, che invita i lettori a lasciar perdere, trattandosi di atto dovuto, di pura e semplice routine.
La copertina, poi, è assolutamente anonima e i disegni, vagamente astratti, lasciano presagire che anche i personaggi lo saranno.
Queste premesse mi portano ad ignorare il libro per più di un anno (considerato che quasi tutti i libri di Camilleri che ho, sono prima edizione...) e aspettare l'edizione economica.
Dopo averlo comprato, il libro prende polvere per una ventina di giorni (di solito inizio a leggere i libri di Camilleri mentre sono in fila alla cassa), surclassato da un giallo di Markaris.
Infine, impiego quasi 10 giorni per leggerlo (contro le solite 10 ore che impiego per divorare gli altri libri di Camilleri).
Le prime pagine sono ostiche. Mi ci vuole un pò di tempo (un pò troppo) per capire cosa stia accadendo. Magari sono davanti ad un esperimento di scrittura innovativa, una specie di montaggio cinematografico in cui si succedono immagini e scene (apparentemente) non collegate tra loro, ma non riesco a capirlo, non mi coinvolge.
Anzi, faccio molta difficoltà a tenere le fila del discorso e spesso devo andare avanti e indietro per cercare di raccapezzarmi.
Finita la parte introduttiva, le premesse del romanzo, entrati quindi nella storia, la prima grande delusione è scoprire che manca uno dei capisaldi della scrittura camilleriana: le accurate descrizioni fisiche dei personaggi. Quella maestria del Sommo nel riuscire a farti immaginare ogni singolo attore della storia, caratterizzandoli con tic, difetti, smorfie e via dicendo, manca.
Evidentemente è perchè non sono importanti gli attori, quanto la storia che raccontano, ma questo (mi) impedisce di provare sentimenti nei loro confronti, e perciò non riesco ad 'entrare' nel libro.
La storia, poi, mi appare confusa e confusionaria. Non capisco quale sia il nucleo fondamentale: un ricatto? la perversione sessuale? il tradimento? l'amicizia?
Lo scorrere del tempo, nella storia, non è lineare. Non capisco se quello che leggo è un flashback, o un flashforward, mi sembra di stare dentro Lost. E per fortuna, mi dico, che il libro è precedente alla 6a stagione di Lost, sennò temo che mi sarei trovato a combattere anche con una AltReality!
L'unico sussulto, l'unico vero affondo alla Camilleri, lo trovo alla fine, relegato nell'ultima frase scritta.
Troppo poco per un libro di Camilleri.
Talmente poco da avere il sospetto che non sia stato scritto con la mano mancina, ma con la mano di un altro!
Magari è uno scherzo del Sommo, ecco, si, ha fatto finta di scriverlo lui, per prenderci tutti in giro.
Allora si, che sarebbe un grande libro!




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