
Che senso ha celebrare il sacro rito delle Olimpiadi in un paese che, puntualmente, costantemente e impudemente, da tempo immemore, calpesta ogni tipo di diritto civile, politico e sociale.
Un paese in cui, nella maggiorparte dei casi, l'unica libertà concessa, è quella di venire sfruttati e sacrificati sull'altare del dio yen.
Un paese in cui la censura dell'informazione, è la prima preoccupazione del governo.
Un paese in cui non esistono diritti.
Un paese che si spaccia per comunista, ma che in realtà è la più ignobile forma di mistificazione di un'ideologia.
Ad altre latitudini, in situazioni simili, si è intervenuti "esportando la democrazia", la Cina, invece, gode di una sorta di immunità, una serie infinita di bonus che gli permettono di essere, sempre e comunque, interlocutore importante al tavolo politico ed economico.
E così capita che gli USA, invece di isolare la Cina e, magari adottare delle misure così come (con una sproporzione inaudita) fa con Cuba, leva (inspiegabilmente) la Cina dalla black-list dei paesi che violano i diritti civili e Bush non ritiene che la repressione in Tibet sia un motivo valido per non presenziare alle Olimpiadi di Pechino.
E così capita che il Dalai Lama venga in Italia e venga trattato come un appestato dai politici italiani, mentre, per fortuna, l'Italia, quella vera, gli ha dimostrato affetto, considerazione e stima affollando a migliaia gli incontri organizzati.
E così capita, ancora, che l'economia mondiale se ne fotta delle condizioni in cui milioni di cinesi sono costretti a lavorare, e continua a fare affari da capogiro nel paese asiatico.

Pochi hanno il coraggio di ribellarsi, e perciò assumono ancora più valore le parole di
Nancy Pelosi, che, dopo aver incontrato il Dalai Lama, ha detto "
Se le persone che amano la libertà nel mondo non si schierano contro l'oppressione cinese ... avremo perso ogni autorità morale per parlare a difesa dei diritti umani in qualunque parte del mondo" o quelle (che per me, per ovvi motivi, pesano come macigni!) del candidato sindaco di Roma Alemanno che ha sostenuto che "
Quello che sta succedendo in Tibet in questi giorni ha macchiato di sangue, in maniera gravissima, le Olimpiadi di Pechino della prossima estate. La comunita’ internazionale, a partire da Roma citta’ simbolo di dialogo e pace, non puo’ rimanere inerme di fronte ad un tale scempio."
Valuto in maniera diversa la debole reazione del Vaticano (molto più veemente, in verità, quando si tratta di difendere i diritti di chi non è ancora nato o manco concepito!), che comunque, se non sbaglio, non ha relazioni diplomatiche con la Cina e che, comunque, teme (molto probabili, effettivamente) ritorsioni contro i già tartassati cattolici cinesi.
Ma non tutto è perduto (fuorchè, ovviamente, l'onore), c'è ancora tempo e modo per riparare, almeno in parte, e allora tiriamo fuori le palle e boicottiamole 'ste olimpiadi (volutamente con la "o" minuscola!), lasciamoli giocare da soli con un giocattolo rotto, lasciamoli mostrare la loro grandezza dimostrando quanto sono piccoli.
Se l'economia e la politica non possono fare a meno della Cina, dimostriamo che il resto del Mondo non ne ha paura.